Di Antonello Troya

Che al sindaco di Diamante, Ernesto Magorno, stesse stretto il ruolo di comprimario si era capito subito. Da quando giocoforza aveva seguito (o dovuto seguire) il suo leader di riferimento, Matteo Renzi nell’avventura di Italia Viva. Le regionali, e questo Magorno lo sa bene, segneranno definitivamente, o consacreranno, il partito di Renzi nella galassia dei partiti di centro. Quel centro mai identificato se non con un semplicissimo “moderato”. Termine cui hanno fatto riferimento per decenni tutti i leader di partito, dalla vecchia Dc, al Psi, ai Liberali, ai Repubblicani ecc. Ma sopratutto il suo grande e vecchio amico, Pino Gentile.

E lo scaltro senatore non si è lasciato sfuggire l’occasione per dirlo ai quattro venti, nel corso di una intervista, pilotata e decisa a tavolino, dove Magorno ha scritto il suo futuro, preannunciandolo, soprattutto e prima di tutto ai suoi concittadini e al territorio che lo segue e lo ha votato: insomma Magorno diventerà riferimento (segretario regionale?) di quel qualcosa che assumerà le sembianze di Italia Viva, che di sinistra non sarà, ma di centro sicuramente e che esprimerà una politica forte nel mezzogiorno d’Italia dalle radici e dal pensiero della “balena bianca”.

Magorno, durante l’intervista getta la pietra nello stagno, certo che farà il suo effetto: “Italia viva sostiene un governo di emergenza”, nonostante il “fallimento dell’azione di governo del M5s” (parole sue). “Emergenza – ha detto ancora – che ci costringe a stare insieme sino alla fine. Io non ne sono contento”. Ecco: l’ha detto ed è risuonato più volte nella sala. “Bisogna mettere in campo qualche correttivo in più riguardo all’economia e al territorio”. Per Magorno bisogna costruire una grande aggregazione di centro democratico, cattolico riformista e cambiare le cose in maniera graduale”.

Parole non certo di una comparsa, ma di un leader.