Sant’Agata d’Esaro (Cosenza) — Un giorno di primavera dell’anno scorso Francesco si è presentato alla Divisione oncologica dell’ospedale di Reggio Calabria. Con i suoi modi gentili e il suo fare pratico è andato subito al dunque: che taglie avevano i medici e gli infermieri? Qualcuno sapeva dirgli quali piccoli oggetti di utilizzo quotidiano mancavano in quel reparto? Pochi giorni dopo è tornato in ospedale con i pacchetti regalo, chiamiamoli così: trenta camici per medici e infermieri che lavoravano senza; i libri per creare una biblioteca di reparto; una bilancia pesapersone con altimetro per chi si sottopone alla chemioterapia («ne avevano una forse del 1800 e per misurare l’altezza c’era un centimetro disegnato sul muro», ricorda lui); un frigorifero; un lettino per le visite del primario («sembrerà assurdo ma visitava su una barella») e poi dieci termometri, perché i 18 pazienti del reparto ne avevano a disposizione soltanto uno.
Francesco Provenzano, 57 anni, calabrese di Roggiano Gravina, da trent’anni vigile urbano a Sant’Agata d’Esaro (Cosenza) ha cominciato così la sua missione per promuovere prevenzione e salute nella sua Calabria. Quelle donazioni erano soltanto l’inizio, un primo piccolo gesto per aiutare i malati di cancro in memoria e in onore del suo amore perduto, Emilia, moglie adorata (e madre dei suoi due figli) che aveva 51 anni e che un tumore gli ha portato via il 21 maggio del 2018. Poco tempo prima che lei morisse aveva voluto creare assieme a lui Arco, che sta per Associazione Ri-Uniti Calabria Oncologica: informazione, ricerca e prevenzione, appunto, nel settore dell’oncologia. Francesco non ha competenze mediche ma una cosa la sa: nei piccoli comuni lontani dagli ospedali gli screening non esistono.

L’iniziativa
Quindi ha deciso di organizzarli lui, almeno nell’area geografica della valle dell’Esaro, dove vive e lavora. Lo schema funziona così: in occasione delle feste religiose (ma anche fuori da quelle date) Francesco raccoglie donazioni. Cinquanta, dieci, a volte anche cinque euro che gli servono, nello stesso Comune, a pagare un’ambulanza attrezzata e con personale medico infermieristico per l’esecuzione di esami diagnostici. «Siamo in una regione con 17 mila euro pro-capite di reddito», considera, «e spesso chi si trova lontano dagli ospedali rinuncia alle visite di controllo perché non può permettersi nemmeno il viaggio. Noi gli portiamo il camper medico nella piazza principale del paese, gratis. E allora sì che arrivano. In un anno e mezzo abbiamo contato trecento donne venute a fare mammografie ed ecografie, poi controlli alla prostata, per il sangue occulto nelle feci, presto partiremo con il pap-test. Io non ho più Emilia e ormai la mia battaglia l’ho persa, ma sapere che con le visite nel nostro camper si sono salvate finora sei persone è una piccola rivincita sulla sofferenza che ho patito quando lei se n’è andata».

Gli inizi
All’inizio, racconta Francesco, «mi guardavano tutti come se fossi un po’ matto, uno fissato con sta’ storia della prevenzione. Adesso vengono a chiedermi: quando arriva il camper? Ce lo presta la Lega italiana per lotta contro i tumori». Destinazione, per ora, una decina di comuni del Cosentino ai piedi della Sila. Francesco usa ogni minuto del suo tempo libero per organizzare anche convegni, incontri nelle scuole per lezioni di buona alimentazione e, non ultimo, è riuscito a finanziare (è la prima volta che lo fa un privato) la seconda fase di sperimentazione di un vaccino antitumorale nel reparto oncologico di Reggio Calabria.

Fonte corriere.it