Di Saverio Di Giorno

Da noi per indicare qualcuno che si intromette sempre si dice “pitrusino ogni minestra”. Questa volta, invece, si potrebbe dire “calabrese ogni polenta”, anzi, “calabrese ogni borsh”. In questa storia tra lega e Russia c’è sempre qualche calabrese di mezzo. 

È sorprendente come dalla Calabria, periferia d’Europa, passino i fili che muovono i centri nevralgici dell’Europa, come anche dalla Calabria, regione più povera d’Italia, passino traffici milionari. Sono le contraddizioni di questa terra, contradditoria anche nei territori dove le montagne scendono sul mare e nelle gole profonde, dove un tempo si perdevano persone, ora si perdono i milioni e forse si ammassano le armi. 

Come se il Don e il Volga si inabissassero per centinaia di chilometri, per riemergere dalle pendici dell’Aspromonte. E come i cercatori d’oro nel vecchio west dobbiamo setacciare palmo a palmo ogni centimetro, nel caso venisse fuori una pepita che ci porti alla vena madre.

Quello che è venuto fuori dalla trattativa è che il tessitore dell’affare tra i russi e la lega di Salvini è un avvocato calabrese, nato a Cosenza e che lavora a Bruxelles. Certo, questo dice poco, ma in queste storie non è l’unico calabrese che ha trovato fortuna. Ci sono gli imprenditori calabresi che studiano russo e poi vanno a lavorare in Russia, anzi no, nel Donbass o in Ucraina, e ci sono gli imprenditori Russi che vengono in Calabria grazie ad un neonato collegamento Lamezia – Mosca.

Che un avvocato calabrese trovi lavoro all’estero non è poi una grande novità; la nostra terra è piena di talenti che volano via e trovano fortuna all’estero e questo è sicuramente uno di questi casi. Quel che è curioso è che non è la prima volta che i leghisti scelgono professionisti calabresi per sbrigare le loro faccende. Sarà per la fiducia che si può riporre in questo popolo che è sempre di parola. Ci sono ad esempio le scrivanie di via Durini a Milano, quelle dove c’è la scrivania di Belsito, tesoriere di Bossi, i cui fondi spariti sono stati riciclati dalla ‘ndrangheta in Tanzania, ma c’è anche quella di Pasquale Guaglianone, ex- Nar che ha deposto i fucili per le più leggere penne e di cui si conosce un incontro con Paolo Martino referente delle cosche calabresi in Lombardia e vicino a quelle di Reggio. Sono i cosiddetti colletti bianchi della ‘ndrangheta, un’intera generazione formatasi nelle migliori università per poter permettere alla ‘ndrangheta di agire a livello globale. D’altra parte quella tra le ndrine e l’estrema destra a Reggio è una storia antica, da quando si concepiva il progetto separatista fino alla fuga di Freda, aiutato dai De Stefano. 

In ogni caso, senza voler fare accostamenti di alcun tipo, quel che è certo è che i professionisti di cui si serve la Lega per le faccende delicate sono tutti meridionali.

Non è però solo tramite avvocati e faccendieri calabresi che la Lega e la Russia vengono in contatto. C’è un neonato collegamento aereo che va da Lamezia a Mosca. Voli charter per pochi turisti. Pochi, ma buoni come si spera. Per questo collegamento si è tanto prodigato l’ex governatore Scopelliti, ora vicino a Fratelli d’Italia, ma che ha permesso alla Lega di fare il botto in Calabria. I primi voli dovrebbero essere partiti questa estate stessa e questo collegamento è se non altro curioso, tant’è che a qualcuno è venuto in mente il collegamento Palermo – New York della Sicilia degli anni ’80.  Turisti, ma non solo: anche imprenditori. Ci sono piccole delegazioni di russi che si sono innamorati della Calabria e sono dietro le quinte nei comizi di Salvini da queste parti.

Amore corrisposto dagli imprenditori calabresi. Ad esempio Pasquale Vladimiro Natale, proprietario della ItalArgo che si occupa appunto di macchinari agricoli. Il database dei Panama Papers restituisce risultati interessanti. Referente dell’impresa è Bruno Giancotti, che ha una storia molto particolare. Nasce a Serra San Bruno, con gli auspici della primavera, il 22 marzo 1956. Studia il russo a Napoli e lo perfeziona a Mosca dove cura una pagina estera dell’Unità. Nel 1988 collabora con l’Apparato del Presidente Gorbaciov, ormai prossimo al declino. Negli anni ’90 è fatto bersaglio della prevaricazione malavitosa emergente russa (viene addirittura sequestrato per un intero mese). Temprato, probabilmente, di atavica cultura calabrese esce indenne dal mattatoio criminale. Con l’avvento di Putin ritorna ‘allo scoperto’ e riporta ai precedenti livelli la propria attività imprenditoriale.

Quello che è interessante è che Bruno Giancotti, in uno dei suoi tanti viaggi di lavoro, è più volte stato in Crimea, proprio nel periodo più delicato del conflitto. Come loro, altri imprenditori fanno il viaggio opposto a quelli russi e nei settori più disparati.

Ma la Calabria da quelle zone la si può raggiungere anche via acqua. È l’ultimo filo di questa tela complessa che in qualche modo avvicina la Russia alla Calabria, ed anche in questo, la Lega e Salvini in qualche modo rientrano. Si tratta della questione migranti, il tema principale del ministro: proprio in queste estati di porti chiusi e spiagge sicure ci sono velieri che riescono ad attraccare tranquillamente nelle zone ioniche, come novelli pirati saraceni. Però i trafficanti sono russi e ucraini. Sono più cari dei gommoni, ma sembrano essere gli unici a passare indenni.

Come qualsiasi gallista sa, tre coincidenze fanno un indizio. E ci sono diversi indizi, fili sottili di movimenti enormi che trovano loro nodo in Calabria. Nella Calabria addormentata e quieta di questo sole rovente come è la quiete nell’occhio di un ciclone.  Chi muove questi fili? I cambiamenti di potere che ci sono in questo periodo in Calabria sono legati anche loro a questo? Sono sempre più frequenti le scoperte di depositi di armi in Calabria segno che ci si prepara a rivaleggiare. Forse non è casuale l’evasione del vecchio e potente boss dall’America Latina di qualche settimana fa e anche qui, sempre per la storia delle coincidenze, sembra abbia dato una mano un cittadino russo. Contemporaneamente i gruppi di estrema destra sono stati ritrovati con arsenali di armi da guerra. Questi gruppi però non hanno né le capacità né il potere economico di gestire una tale compravendita. Da dove vengono le armi e i soldi? A cosa servono e a chi servono davvero?

Il mare della Calabria è quello dei mostri di Scilla e Cariddi, quello delle sirene ingannatrici. Ora, dopo secoli, questi mostri sono usciti dal mare e si sono annidati sulla terra ferma. Si fanno chiamare soldi e potere, ma le spacciano per libertà e speranza. E gli sventurati a bordo dei loro velieri si sono lasciati ingannare. Intanto, le tre silenziose Moire continuano il loro lavoro eterno.