Di Francesca Lagatta

L’Asp di Cosenza è uno dei tanti enti pubblici calabresi su cui grava l’ombra di una montagna di debiti. In ragione di ciò, forse, si era pensato di risparmiare mediante l’installazione di numerosi pannelli solari sui tetti e nelle aree adiacenti agli ospedali della provincia. E così è stato fatto. Le centinaia di pannelli sarebbero servite per la produzione di energia elettrica e acqua calda, anche per gli impianti di condizionamento di dispositivi centralizzati. Ma si scopre che, ad oggi, gli impianti di sfruttamento dell’energia solare hanno funzionato poco o a singhiozzo, alcuni risultano attualmente coperti da teli di plastica e molti invece non sono mai entrati in funzione. Si scopre, in sintesi, che le politiche sanitarie calabresi, e in particolare quelle cosentine, hanno fallito mestamente anche sulle energie rinnovabili, non solo mancando l’obiettivo di risparmiare, ma anche mandando all’aria tutti i finanziamenti pubblici utilizzati per la realizzazione degli impianti.

Il caso di Paola
Così come negli altri ospedali della provincia, anche all’ospedale San Francesco di Paola sono stati installati gli impianti a energia solare. Qui, non solo non avrebbero mai funzionato, ma alcuni sono andati distrutti durante una temporale. Il vento li ha letteralmente scaraventati giù dal tetto.

Il caso di Cetraro
A Cetraro i pannelli sui tetti dell’ospedale sono diverse decine e proprio perché in “esubero”, alcuni non sono stati utilizzati e sono stati coperti da teli. Gli altri avrebbero funzionato per la prima volta nel 2017, ma l’acqua calda prodotta sarebbe stata scaricata negli stessi indotti dell’acqua pluviale, il che avrebbe provocato anche un danno ambientale. Ma non è tutto, da un esposto consegnato ai carabinieri risulterebbe che tali dispositivi avrebbero funzionato inizialmente grazie all’energia elettrica fornita dalla stessa Asp. Oltre al danno, la beffa. Da quanto si apprende, successivamente la ditta fu chiamata a realizzare un nuovo allaccio.

Il nuovo impianto
Chissà per quale motivo, poi, si è deciso di impiantare altri pannelli solari, di ultimissima generazione, costruiti da una ditta diversa in un’area adiacente all’ospedale, grande circa 3mila metri quadri. L’impianto, composto da pannelli a forma di ombrello rovesciato, è ben visibile dalla strada statale 18.

Alla fine di ottobre del 2017, l’intera nuova realizzazione, che comprendeva anche 66 parabole, fu oggetto di sequestro preventivo da parte del giudice delle indagini preliminari del tribunale di Paola, dopo che il magistrato Pierpaolo Bruni e il pubblico ministero Valeria Grieco avevano dato il via alle investigazioni dagli uffici della procura. Secondo le accuse dell’epoca, l’impianto sarebbe stato realizzato senza permessi e autorizzazioni, all’interno di una zona soggetta a vincolo paesaggistico di notevole interesse pubblico e ad alto rischio sismico. Non sappiamo a che punto sia attualmente l’iter giudiziale, ma abbiamo avuto modo di accertare che tuttora l’impianto risulta spento e sommerso da erbacce, il che genera a sua volta un alto rischio di incendi soprattutto nel periodo estivo.