Assolto perché il fatto non sussiste il dott. Maurizio Cesareo accusato della morte del sig. P.N. avvenuta il 31 luglio 2020 in Grisolia.

Nessuna responsabilità neanche per la Casa di Cura Istituto Ninetta Rosano, Tirrenia Hospital di Belvedere Marittimo dove il sig. N. si era recato al pronto soccorso il 22 luglio 2020 ed era stato dimesso in pari data.

Il processo celebrato innanzi il Giudice dell’Udienza Preliminare presso il Tribunale di Paola era iniziato il 4 agosto 2020, dopo il ritrovamento, il 2 agosto, del cadavere del N. all’interno della sua abitazione di Grisolia.

Veniva conferito dal PM della Procura della Repubblica di Paola, dott. De Franchis, incarico di procedere ad autopsia del cadavere; in quella circostanza i familiari avevano dato incarico al penalista, avv. Antonio Crusco di Scalea, di assisterli nella vicenda.

Le indagini venivano indirizzate subito nei confronti dei medici che avevano tenuto in cura il paziente al pronto soccorso una settimana prima del decesso e lo avevano dimesso.

La tesi prospettata dai legali del N. era quella della colpa medica consistita nella imprudenza, negligenza e imperizia che aveva connotato la condotta del sanitario.

Veniva disposta l’autopsia sul cadavere eseguita dai consulenti del PM, dott.ri Bernardo Cavalcanti e Guglielmo Cordasco che, contrariamente a quanto ritenuto dal consulente dell’indagato, dott. Panfilo Maiurano, concludevano per la sussistenza di profili di responsabilità nei confronti del dott. Cesareo.

La pronta e immediata richiesta di rinvio a giudizio consentiva alla difesa del dottore Cesareo rappresentata dall’avv. Giovanni Falci del Foro di Salerno con il supporto dell’avv. Tommaso Cesareo, figlio dell’indagato e componente dello studio legale, di richiedere una perizia che stabilisse la verità tra le opposte consulenze del PM e della difesa.

Nel frattempo, si costituivano, con il patrocinio degli avv.ti Luigi e Antonio Crusco di Scalea ben 23 parti civili, tutti parenti anche di grado remoto della presunta vittima.

Gli avvocati Antonio e Luigi Crusco chiedevano e ottenevano anche la chiamata in causa del responsabile civile, nella persona del legale rappresentante della Tirrenia Hospital di Belvedere Marittimo.

La richiesta della difesa del dottore Cesareo veniva accolta dal giudice dott.ssa Roberta Carotenuto che provvedeva a nominare tre luminari di Roma, il prof. Antonio Oliva, medico legale, il prof. Francesco Alessandrini, specialista in chirurgia toracica e cardiologica, il dott. Vincenzo Arena specialista in Anatomia Patologica.

I tre periti sottoposti ad esame all’udienza del 6 febbraio 2024 concludevano, nonostante l’approfondito e lungo contro-esame degli avvocati Crusco, che non sussistevano profili di colpa medica professionale a carico del dott. Cesareo che aveva agito secondo le linee guida internazionali al momento in cui aveva dimesso il paziente dal pronto soccorso dopo aver effettuato i dovuti controlli e analisi del caso.

Veniva anche stigmatizzata l’approssimazione con cui era stata fatta l’autopsia e la irregolare conservazione dei vetrini, ad opera dei medici legali consulenti del PM, su cui poter svolgere gli esami istologici.

A quel punto l’avv. Falci chiedeva di procedersi con il rito abbreviato che, celebratosi il 18 marzo2024 si concludeva con l’assoluzione del dott. Cesareo nonostante la richiesta di condanna e di risarcimento avanzata dagli avvocati Crusco per i 23 assistiti.

Grande soddisfazione per la conclusione di questa vicenda è stata espressa dall’imputato e dai responsabili della Casa di Cura Istituto Ninetta Rosano, Tirrenia Hospital di Belvedere Marittimo che hanno visto trionfare la verità e l’innocenza del medico processato.

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