Dalle prime ore di questa mattina, nelle provincia di Reggio Calabria è in corso un’operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria in esecuzione di un provvedimento di custodia cautelare in carcere nei confronti di sei persone accusate a vario titolo di associazione finalizzata all’acquisto, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

L’organizzazione, che aveva base nel territorio di Benestare (RC), aveva strutturato in maniera intensiva lo spaccio di droga, avendo come capo dell’organizzazione una donna, che coordinava i suoi figli nello spaccio di droga sia ai consumatori “finali” quanto la fornitura ad altri spacciatori.

Gli indagati, tutti sottoposti alla misura della custodia cautelare in carcere, sono:

Giovanni Argirò, nato a Oshaw (Canada) il 10.06.1979, domiciliato a Catanzaro;

Mario Bottari, nato a Locri (RC) il 18.04.1972, residente ad Ardore (RC);

Giuseppe Musolino, nato a Locri il 26.6.1986, residente a Ardore;

Rosario Musolino nato a Locri (RC) il 9.9.1989, residente a Bovalino (RC);

Antonio Musolino, nato a Locri (RC) il 15.5.1994, residente a Benestare;

Teresa Pizzata, nata a San Luca (RC)  il 27.04.1963, residente a Benestare.

L’esecuzione dei provvedimenti cautelari costituisce l’epilogo di un’attività investigativa condotta dai militari della Compagnia di Locri, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e dal sostituto procuratore Francesco Tedesco, ha permesso di assicurare alla giustizia i responsabili di una continua e metodica violazione, con vincolo associativo, della normativa sugli stupefacenti, nonché numerosi episodi di singola detenzione e spaccio.

Le indagini

Le complesse ed articolate indagini, condotte dai carabinieri di Locri attraverso censure tecniche e riscontri “sul campo”, hanno consentito infatti di comprovare l’esistenza di un “sodalizio familiare” costituito da 4 congiunti – Teresa Pizzata e i suoi tre figli, Giuseppe, Rosario e Antonio Musolino- operante nel comune di Benestare, dedito al traffico di droga in più tipologie destinata tanto a consumatori “finali”, quanto ad altri spacciatori, tra i quali emergevano – per sistematicità ed assiduità nei rifornimenti – gli odierni indagati Giovanni Argirò e Mario Bottari.

Il ruolo della mamma capofamiglia

Dalla censura tecnica delle conversazioni fra gli indagati emerge nitidamente il ruolo direttivo – all’interno del sodalizio familiare – di Teresa Pizzata, vedova, che in qualità di capofamiglia era in grado di dirigere agevolmente e autorevolmente le attività criminali.

In particolare, i Carabinieri hanno potuto acclarare come, in un vallone sito in un’area demaniale di fronte alla loro abitazione, i 4 componenti del nucleo familiare detenessero consistenti quantitativi di sostanze stupefacenti in nascondigli appositamente ideati e abilmente occultati all’interno della folta ed irregolare vegetazione o in vicini immobili rustici. Inoltre, le investigazioni hanno permesso di provare l’intensa attività di spaccio della famiglia, i cui componenti concordavano quantità, tipologia e prezzo con una serie di clienti fidelizzatiai quali a volte si occupavano e preoccupavano anche di recapitare a domicilio lo stupefacente.

Il violento pestaggio

Nel corso delle investigazioni è stato inoltre accertato un episodio di violenza verificatosi la mattina del 5 febbraio 2016, quando le videoriprese hanno immortalato la brutale aggressione dei fratelli Musolino e della loro madre nei confronti del coindagato Argirò.

In particolare, la notte del 4 febbraio 2016, in una via vicina all’abitazione della famiglia Musolino, una pattuglia dei carabinieri ha rinvenuto un barattolo di vetro contenente 9 grammi di cocaina e 47 grammi di eroina. Contestualmente dopo un’affannata e vana ricerca del loro stupefacente, i Musolino lo hanno ritenuto responsabile della sottrazione e, fisicamente aggredito, fatto oggetto di un vero e proprio pestaggio con calci e pugni. Gli eventi in questione hanno reso particolarmente significativi la valutazione della sussistenza del vincolo associativo, dimostrando la co-detenzione di sostanza stupefacente e il comune interesse di tutti e 4 i membri del nucleo familiare all’attività illecita.

Le armi

Durante le indagini è stato altresì accertato un singolo episodio di detenzione abusiva e porto in luogo pubblico di arma da fuoco. In particolare, il pomeriggio del 7 dicembre 2015, l’indagato Antonio Musolino veniva notato all’esterno del portone della propria abitazione quando – dopo avervi fatto rientro per pochi istanti – ne usciva con un’arma in mano che consegnava ad un soggetto rimasto non identificato. Questi la armava e poi la restituiva all’uomo che, dopo averla occultata sotto la maglietta dietro la schiena, ha fatto rientro all’interno dello stabile. Inoltre, nell’ambito dell’operazione odierna, sono state eseguite delle perquisizioni, all’esito delle quali, presso l’abitazione di uno degli indagati sono stati rinvenuti circa 5 chili di marijuana nascosti sotto un letto e confezionata in involucri termo sigillati.

All’esito delle operazioni, gli arrestati sono stati condotti nella Casa Circondariale di Reggio Calabria a disposizione dell’autorità giudiziaria.

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