Ennesima aggressione in carcere per un agente in servizio. Il fatto è accaduto nella Casa circondariale di Vibo Valentia giovedì 29 febbraio, nel pomeriggio. Un detenuto del reparto di isolamento ha colpito in testa una guardia penitenziaria utilizzando una delle bombolette del gas che servono per riscaldare il cibo. L’agente è stato portato al Pronto soccorso. La denuncia del Sappe, il sindacato di categoria, che continua a chiedere maggiori sicurezze per gli addetti ai lavori. Nuovo bollettino di guerra dalle carceri della Calabria. “Ancora tensione, ancora violenza, ancora aggressioni, ancora follia che supera i limiti della civiltà…solo così possono essere commentati i fatti accaduti ieri presso la Casa Circondariale di Vibo Valentia”. Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce del segretario regionale Francesco Ciccone, che ricostruisce le ultime ore di follia vissute nella struttura di contrada Cocari. “Ieri pomeriggio, nel Reparto isolamento del carcere, un detenuto calabrese ristretto nel circuito Media sicurezza ha proditoriamente colpito alla testa l’agente di servizio, utilizzando una delle bomboletta del gas che tengono in cella per scaldarsi le vivande”. Momenti ad alta tensione, denuncia il sindacalista: “Per difendersi dall’aggressione, il poliziotto è poi dovuto ricorrere alle cure dei sanitari del Pronto soccorso”. Netta la denuncia del SAPPE: “Alla luce di tutto questo, non possiamo che dirci indignati di fronte a una amministrazione che individua nel trasferimento dei detenuti violenti da un istituto all’altro l’unico metodo di contrasto alle aggressioni del personale e riversa sulla Polizia Penitenziaria tutto il peso della sua inefficienza. Quanti lividi, escoriazioni, offese e insulti dovremo ancora vedere tra le fila della Polizia Penitenziaria prima di poter raccontare di interventi concreti?”. Proprio ieri il SAPPE, primo Sindacato del Corpo, aveva chiesto ai vertici regionali dell’Amministrazione penitenziaria della Calabria di chiudere provvisoriamente proprio il Reparto isolamento per le difficoltà operative in cui lavorano gli Agenti, anche in considerazioni che sarebbero previsti dei lavori da parte del Provveditorato, lavori da farsi alla presenza dei detenuti: “un Reparto detentivo”, prosegue Ciccone, “che presenta gran parte di detenuti con diverse patologie psichiatriche che giornalmente creano notevoli disagi al personale che vi svolge servizio, tenuto anche conto dell’assenza dello specialista psichiatra (!), che manca ormai nel carcere vibonese da diversi mesi”. “Chiediamo di capire come si può pensare di lasciare in giro detenuti con problemi psichiatrici in un Reparto ad alto rischio, mettendo in serio pericolo l’incolumità del personale e dei detenuti stessi”, conclude Ciccone, che per questo ha chiesto al Provveditorato calabrese “di valutare la possibilità provvisoriamente di chiudere il Reparto”. Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, “chiunque, ma soprattutto chi ha ruoli di responsabilità politica ed istituzionale – penso in primis ai Sottosegretari alla Giustizia Delmastro e Ostellari, ognuno per quanto di competenza per delega ministeriale – dovrebbe andare in carcere a Vibo Valentia a vedere come lavorano i poliziotti penitenziari, orgoglio non solo del SAPPE e di tutto il Corpo ma dell’intera Nazione”.“E’ sotto gli occhi di tutti che la situazione penitenziaria è sempre più critica” – conclude Capece, che ribadisce: “Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose”. “Basta! Siamo noi a non poterne più da questa situazione di diffusa illegalità: siamo a noi a doverci chiedere dove è lo Stato!”, conclude il leader del SAPPE.