Si sono svolti ieri, venerdì 30 maggio, i funerali di Pino Corallo, il 59enne di Cetraro ucciso con cinque colpi di pistola. L’agguato mortale è avvenuto martedì 27 maggio, davanti all’officina nella quale lavorava. La celebrazione si è svolta nella chiesa San Marco Evangelista. Il parroco don Loris Sbarra ha avuto parole di conforto per i familiari e di condanna verso la ‘ndrangheta. Nonostante i problemi con la giustizia avuti in passato, Corallo stava riprendendo la sua vita in mano e si era incamminato lungo una strada di giustizia e preghiera. A testimoniarlo anche il messaggio inviato dall’arcivescovo di Cosenza, Giovanni Checchinato, che pubblichiamo integralmente.

La lettera dell’Arcivescovo di Cosenza, Giovanni Checchinato

Non posso essere presente al funerale di Pino, ma desidero dare la mia testimonianza su di lui che considero un grande amico. Ho conosciuto Pino mentre era al carcere di Paola, nella mia prima visita al carcere e mi raccontava del suo pregare il rosario ogni giorno e del fatto che con altri amici del carcere organizzava la coroncina alla Divina Misericordia. Ero colpito dal suo sguardo e dal suo sorriso e gli ho chiesto se se la sentiva di dire una Ave Maria per me ogni giorno. Mi disse subito di si e io gli promisi che avrei fatto lo stesso per lui. Attraverso don Aurelio avevo i suoi saluti e l’assicurazione che non aveva dimenticato il suo impegno che onorava ogni giorno. Stava finendo di scontare la sua pena e così poteva rientrare qualche volta a casa: in quelle occasioni mi chiamava al telefono e mi parlava con speranza del futuro, grazie alla fede che era cresciuta in lui. Non ha mai recriminato sulla pena che stava scontando, e riconosceva di aver sbagliato, ma sentiva anche che la sua vita era cambiata grazie a Gesù e alla sua misericordia, vero balsamo per chi ha il cuore ferito e ha bisogno di ritrovare fiducia in se stesso e negli altri. Leggevo nella sua vita gli episodi del Vangelo in cui, proprio grazie alla fiducia che Gesù offre, le vite sono cambiate, penso alla Maddalena, a Zaccheo, a Matteo, a tanti altri. Da quando era tornato definitivamente a casa dava una mano a don Aurelio in maniera più stabile e insieme a lui stavano progettando tante attività da organizzare per permettere al numero più alto di persone di fare contatto con questo pensiero meraviglioso della misericordia e del perdono, che è stato capace di cambiare la vita a lui e che poteva cambiare la vita a tante altre persone. Ma Pino dal cielo non smetterà di aiutarci perché nella nostra terra fiorisca la pace, perché la vendetta sia disarmata dal perdono, perché la giustizia umana si apra alla misericordia, perché il buio dell’odio e della violenza si apra alla luce della pace e della riconciliazione. Grazie Pino di essermi stato amico. Amico prezioso che pregavi per me qui sulla terra, continua a farlo anche su, dal cielo.

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