Di Martino Ciano (Radio Digiesse)

L’augurio è che non tutto finisca con la manifestazione di ieri, organizzata da Libera contro le mafie, a Cetraro, e alla quale hanno partecipato sindaci e politici regionali dell’alto Tirreno cosentino.
Che la Riviera dei Cedri e dintorni non siano “isole felici” è cosa risaputa, da anni, soprattutto da chi prova a denunciare, a far cambiare passo “all’andazzo” e a chi silenziosamente opera. Ma certi discorsi non si devono fare, o meglio, si possono fare solo in alcuni momenti dell’anno, salvo poi vicende eclatanti come quella accaduta sabato scorso, al maresciallo della caserma dei Carabinieri D’Ambrosio, a cui va tutta la nostra solidarietà.
Che la ‘ndragheta abbia e continui a operare sul Tirreno cosentino senza far rumore, non è una novità. E di sicuro, già c’è chi saprà mettere a posto gli ingranaggi del sistema, chi vorrà prendere il posto, chi eseguirà gli ordini, chi si muoverà a modo suo, perché ci sono “piazze” troppo importanti che non possono essere abbandonate. Ci sono luoghi in cui la droga deve continuare a camminare, in cui gli appalti devono essere assegnati.
“L’isola felice”, di cui in alcune occasioni ci si è tanto vantato, è solo uno “status” in cui “silenzio e interessi” si abbracciano amorevolmente, perché i clan non sono solo familiari, ma anche di intenti. E l’unica cura, ossia, la prevenzione, spesso, è uno slogan.
“L’isola felice” è quel luogo da cui tanti fuggono a gambe levate, perché l’Alto Tirreno cosentino da anni è considerata “terra depressa”, impoverita non solo economicamente ma anche dalla costante emigrazione di giovani, professionisti e intere famiglie. E se qualcuno pensa che il Covid19 sia stato una “livella”, si sbaglia di grosso, perché quando si ha fame, anche le ossa sono prelibate, ma se non si previene e si fa “punto e a capo”, a spolpare i resti saranno sempre i soliti.
E siccome ci vantiamo delle nostre origini greche, allora ripartiamo dal concetto di una giustizia che non sia solo “rispetto delle regole”, ma anche “ridistribuzione” della dignità.