In questi giorni, l’analisi che gli studenti della 3B del Liceo Scientifico Metastasio di Scalea hanno dedicato, nell’ambito dell’attività Open Coesione, al progetto attuato da Italia Nostra nel 2019 per la pulizia dei fondali dell’Isola Dino ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica tale importante questione ambientale.
Il confronto tra gli studenti ed Italia Nostra ha infatti permesso alla nostra Associazione di riaffermare quello che già all’indomani dell’intervento di bonifica aveva sostenuto: la rimozione di circa 7 tonnellate di rifiuti dai fondali non era stata risolutiva del problema e che l’attività andava proseguita con interventi di manutenzione annuali con l’apporto di piccoli stanziamenti nel bilancio comunale, sia per rimuovere i rifiuti ancora presenti e tra questi numerosi massi di cemento per ancoraggi e cordame diffuso, sia quei rifiuti che annualmente si depositano a causa della rilevante presenza di turisti e dell’intensa presenza di imbarcazioni.
L’appello rivolto più volte agli Amministratori comunali non è stato proprio preso in considerazione malgrado i fondali dell’Isola Dino costituiscano un patrimonio di biodiversità da tutelare ricadendo in area SIC, ora Zona Speciale di Conservazione “Fondali Isola Dino Capo Scalea”, presente sul territorio del comune di Praia a Mare.
Alla assoluta indifferenza di questa Istituzione locale, con grande apprezzamento da parte nostra invece abbiamo accolto la disponibilità, l’interessamento e l’intervento della Guardia Costiera di Maratea che attraverso il personale specializzato per tali interventi ha proseguito nel 2021 quanto iniziato da Italia Nostra e che da quanto ci è stato assicurato, continuerà anche quest’anno.
Nel frattempo Italia Nostra, nell’ambito delle sue molteplici attività a tutela del territorio e dell’ambiente, ha continuato nel corso di questi mesi a monitorare e documentare la situazione dei fondali antistanti l’isola Dino, con particolare riferimento alla presenza e localizzazione di massi di cemento utilizzati come corpi morti per ancoraggio ed ai danni da questi prodotti con le cime affondate sulle praterie di posidonia.
Oggi pubblichiamo tale materiale fotografico sperando che serva non solo per sensibilizzare alla tutela di questo patrimonio naturalistico quanti colpevolmente non ne hanno mai avuto cura ed attenzione, ma anche per far conoscere la situazione e lo stato dei luoghi per gli interventi che si vorranno fare.