La droga e il pizzo sugli appalti continuano ad essere sul litorale tirrenico cosentino i principali canali di approvvigionamento della ’ndrangheta. Strumenti essenziali per rimpinguare i granai della criminalità. L’epicentro delle attività rimane ancora Cetraro. Il piccolo comune portuale che fino a qualche anno fa era regno incontrastato di Franco Muto, il re del pesce. Muto ha costruito un impero basato su traffici di droga, estorsioni e una rete fitta di connivenze che hanno permesso al clan di prosperare per anni e di infiltrarsi nel tessuto economico e sociale.
È oggi ai domiciliari mentre il Comune di Cetraro è impegnato da un paio di mesi a confiscare i beni degli appartenenti al clan in un procedimento complesso che dovrebbe concludersi in qualche mese.
Sul litorale nel frattempo è tornata la violenza come mezzo per imporre il predominio sul territorio.
Sembra una nuova strategia per cancellare le tracce del passato e guadagnare legittimità economica e sociale con le armi. Il volto violento e sanguinario degli anni ’80 che era incarnato da Muto si è modificato dopo gli anni ’90 per favorire un modello più “pulito”. Una strategia quella adottata che ha puntato per anni a rendere irriconoscibile il volto della criminalità organizzata. Tutto questo è andato avanti fino alle operazioni denominate Frontiera del 2013 e del 2016 che hanno messo sotto scacco il clan. Ancora oggi resta in ogni caso immutato il potere di intimidazione, la capacità di condizionare scelte politiche, imprenditoriali, con l’obiettivo dell’arricchimento illecito senza l’uso delle armi. Con il chiaro obiettivo di non destare clamore.
Oggi a Cetraro sono tornate sulla scena le armi. L’ultimo agguato risale a una settimana fa: Pino Corallo, 59 anni, è stato freddato da cinque colpi di pistola all’esterno di una officina. Un uomo che aveva da poco saldato il suo debito con la giustizia. I fantasmi del passato sono però tornati, forse a chiudere un conto in sospeso. Corallo aveva avuto problemi proprio a riguardo della droga. Così come Alessandro Cataldo, l’uomo che è stato ammazzato nei pressi del lungomare un anno e mezzo fa.Due omicidi che sono ancora irrisolti come i tanti altri che li hanno preceduti dalla fine degli anni Settanta. Uno dei primi morti ammazzati a Cetraro è stato Romualdo Montagna nel 1979. Viene ricordato come uno che pigliava a cazzotti la gente. Una testa calda. Poi a seguire l’anno dopo ci sono stati gli omicidi di Giannino Losardo, Lucio Ferrami e di Giuseppe Vargara nella vicina Diamante. Pompeo Brusco nel 1981 – a Cetraro – viene ammazzato nel retrobottega del suo bar alla vigilia di San Silvestro. Ancora prima quell’anno era scomparso Luigi Storino. Il caso è etichettato come lupara bianca. Vengono poi uccisi Catello De Iudicibus e Michele Bernardo nel 1982. Franco De Nino “il ragioniere” nel 1990 viene sciolto nell’acido. Gli ultimi omicidi hanno riportato indietro le lancette del tempo. Fonte: Gazzetta del Sud