Nota stampa di Cambia Paola

Leggiamo sui giornali che il Sindaco di Cetraro ha emesso un’ordinanza contingibile ed urgente per impedire il trasferimento temporaneo da Cetraro a Paola dei reparti di chirurgia, ostetricia-ginecologia e urologia, ordinato con provvedimento del 27 marzo 2020 dal direttore sanitario Cesareo “su disposizioni del Commissario Zuccatelli”.
A tale proposito, vale la pena di sottolineare che tale trasferimento non è altro che l’adempimento di un dovere già codificato nel 2016, quando l’allora Commissario Scura emanò il decreto n. 64/2016 per riorganizzare l’Ospedale di Paola come polo chirurgico e l’Ospedale di Cetraro come polo medico.
Per questo il provvedimento del Sindaco di Cetraro ci pare incredibilmente in contraddizione con quanto egli stesso ha diffuso il 21 marzo scorso, in risposta ad una nota di Cambia Paola in cui sottolineavamo la gravità dell’emergenza in corso, ribadivamo la necessità di trarre insegnamento dall’attuale crisi nell’ottica di un generale potenziamento della sanità pubblica ed esprimevamo una forte preoccupazione con i tentativi di chi, all’interno dell’ASP, sembrava “remare contro” l’innalzamento dei livelli di assistenza in omaggio ad uno sterile campanilismo. Scriveva il Sindaco di Cetraro: “in questa fase nessuno può tirarsi indietro o starsene in Aventino o peggio ammutinarsi … appaiono sterili e inutili le polemiche, dal momento che ciò che è stato deciso dagli organi superiori deve essere realizzato e nessuno ha la volontà e il potere di ostacolare”.
E’ nota la posizione di Cambia Paola sull’assurda “fusione” fra due presidi ospedalieri distanti 40 chilometri, quando invece entrambe le strutture potrebbero funzionare meglio se fossero pienamente autonome, sebbene – ovviamente – coordinate. Tuttavia, è chiaro che si deve lavorare con il materiale che si ha a disposizione ed ora più che mai appaiono scellerati i tentativi di ostacolare la migliore organizzazione dei servizi sanitari, dovendosi avere come unica finalità la massima tutela del diritto alla salute dei cittadini.
Ci dispiace dire che un’ordinanza come quella del Sindaco di Cetraro non sembra vada in questa direzione, perché non fa altro che acuire la “guerra dei poveri” fra le due comunità, per di più mettendo a rischio la salute dei degenti e del personale ospedaliero, giacché – visti i limiti dell’ospedale cetrarese in materia di “percorsi protetti” – lasciar coesistere malati di Coronavirus con altri ricoverati, espone questi ultimi al contagio, tanto più probabile in quanto si ha a che fare con soggetti di per sé meno “resistenti” perché già affetti da altre patologie.
Ed allora, meglio sarebbe stato rispettare il (ri)trasferimento dei reparti da Cetraro a Paola, mantenendo lo stesso “aplomb” dimostrato quando, in modo del tutto arbitrario, quei reparti sono stati trasferiti da Paola a Cetraro.
Meglio sarebbe stato non additare il trasferimento dei reparti come “interruzione di pubblico servizio” tanto più mentre, ostacolando una riorganizzazione già disposta, si tenta di impedirne l’attuazione. Finora l’amministrazione cetrarese ha difeso la designazione del presidio Iannelli come destinatario dei pazienti Covid (e dei conseguenti finanziamenti); da ciò però discende una necessaria riorganizzazione, giacché è chiaro che in quella struttura non possono coesistere in sicurezza i malati di coronavirus, i cardiopatici, i dializzati ed i neonati.
Meglio sarebbe stato approfondire i requisiti di proporzionalità e necessità cui va soggetta un’ordinanza sindacale contingibile e urgente, del tutto assenti nel caso specifico, poichè sulla carta le due strutture di Paola e Cetraro sono considerate come un unico ospedale.
Meglio sarebbe stato per il Sindaco di Cetraro rispettare i limiti territoriali e funzionali del proprio ruolo, senza tentare di sostituirsi agli organi dell’ASP e senza emettere un’ordinanza con effetti sul territorio paolano senza il previo necessario raccordo con il Sindaco di Paola e con il Prefetto.
Restiamo convinti che lavorare insieme, Paolani e Cetraresi, sia l’unico modo per vincere la battaglia contro il Coronavirus. Nessuno si salva da solo. E pazienza se dovremo fare qualche sacrificio: d’altronde i 40 chilometri fra Cetraro e Paola sono gli stessi indipendentemente dalla direzione in cui vengono percorsi. Prendiamo esempio dall’abnegazione del personale del servizio sanitario nazionale, che da un mese sta combattendo senza riposo una guerra di trincea. Prendiamo esempio dalla grande lezione di solidarietà dei medici cinesi, russi, cubani, albanesi, che sono venuti in Italia per aiutarci a fronteggiare l’emergenza.
Per questo rinnoviamo il nostro invito a tutti i soggetti a vario titolo coinvolti di lavorare con serenità ed imparzialità, con il solo obiettivo di tutelare la salute dei cittadini. Di tutti i cittadini.