di Alessandro Pagliaro

Da ormai dodici giorni, Mario Oliverio ha dichiarato l’inizio dello sciopero della fame. L’annuncio è stato dato a gran voce, per protestare contro il provvedimento di dimora, emanato dai magistrati, che obbliga al “confino” a San Giovanni in Fiore il governatore della Calabria.

Pesanti sono gli addebiti per l’uomo politico del Pd e per quanti avrebbero beneficiato dei vantaggi di alcuni appalti pubblici. Per lui di recente si è aggiunto anche un altro avviso di garanzia per corruzione.

Ascoltato in tribunale, ha esposto le ragioni della sua proclamata innocenza. L’intera vicenda, momento per momento, è stata riportata con dovizie di particolari dai giornali, i media e tutti i social della rete.

Le note stampa dell’Ufficio comunicazioni del presidente, hanno informato i cittadini di ogni passaggio cruciale della storia giudiziaria, corredate anche da battagliere interviste rilasciate dallo stesso Oliverio. I riflettori sono stati sempre accesi, così da permettere l’attivazione in parallelo anche di una difesa pubblica. A tutto questo clamore, non ha fatto però seguito, lo stato di aggiornamento dell’andamento dello sciopero della fame. Nessun bollettino medico è stato emanato per rendere note le condizioni di salute del presidente, che dopo circa due settimane di astinenza dal cibo dovrebbero essere tenute sotto stretto controllo. Niente fotografie e nemmeno video su Facebook. Ben diversi invece erano i digiuni di Marco Pannella, tutti documentati e con fluviali interviste, che mettevano in risalto gli stenti e la combattività del leader radicale per cause collettive e mai personali.