Di Alessandro Pagliaro

Anche questa volta il Porto di Paola non vedrà la luce. In pompa magna nei giorni scorsi è stata annunciata la nuova puntata della telenovela sull’opera marittima, sogno irrealizzato di giunte di destra e di sinistra che si sono succedute inseguendo il canto delle sirene. E’ la vigilia delle nuove elezioni regionali. Questa volta tocca a Fausto Orsomarso assessore della destra calabrese, dare la notizia dello stanziamento pubblico di 20 milioni di euro per gettare fumo negli occhi dei disillusi cittadini paolani, dopo che neanche il sindaco Basilio Ferrari era riuscito a mantenere la promessa di dare avvio ai lavori di costruzione dell’opera. Altri 30 milioni di euro a sganciarli dovrebbero essere i soliti ignoti imprenditori privati “squattrinati”.

Le colpe sono comunque bipartisan. Dai tempi dell’amministrazione comunale guidata dalla senatrice Antonella Bruno Ganeri, cioè da quando l’idea della struttura marittima per la città prese originariamente consistenza in sede di dibattito istituzionale, del progetto in cantiere non è rimasto che un disegno sulla carta. Tutti i propositi di dotare la città di una struttura marittima, in grado di competere ad altissimi livelli con quelle più qualificate realizzate in Calabria e in Campania, sono andati in fumo.

A testimonianza di questo fallimento totale, rimane sul lungomare una distesa desolata di terreno in continuo degrado. Addirittura, all’inizio, c’era stato anche l’interessamento di una “fantomatica” società spagnola che si era proposta per appaltarsi l’opera, svanito di fronte all’insorgere di imponenti problemi fiscali.

Si era ancora nell’agosto del 2011, quando negli uffici di Piazza del Popolo, chiusi ormai da diversi anni, Antonino Nigro, il presidente della società Marina di San Francesco, che avrebbe dovuto realizzare il porto, annunciava con grande enfasi nel corso di una conferenza stampa , che l’opera sarebbe stata un punto di riferimento “in un contesto fortemente seducente, caratterizzato da costruzioni rispondenti ai più innovativi criteri della bioarchitettura, in grado di offrire servizi di alto livello qualitativo per soddisfare gli armatori più esigenti dove si potranno praticare tutti gli sport legati al mare, organizzati dal nascente yacht club, con vela e canottaggio, e da attività subacquea”.

Il progetto prevedeva 658 posti barca, servizi taxi, parcheggi auto, supermercato per cambusa con prodotti tipici, cappella, ristorante, bar e pizzeria. A quei buoni propositi, seguirono alcune vertenze per la deviazione del torrente Fiumarella, divenuto nel frattempo un ostacolo per dare inizio alla realizzazione della struttura, in attesa di un parere definitivo dell’Autorità di Bacino e della Sovrintendenza dei Beni culturali.

Da allora tutto è rimasto fermo con una intera comunità che ha dovuto subire l’ennesima mortificazione. Di sicuro c’è che in campagna elettorale il porto continuerà a far parlare di sè attraverso chi si è già messo in moto alla ricerca di voti, strombazzando ad alta voce le solite promesse da marinaio.