Un reparto che chiude nel silenzio assordante della politica. A confermare l’interruzione, pur temporanea del servizio è lo stesso direttore generale Elisabetta Tripodi. I pazienti con fratture saranno dirottati a Lamezia Terme senza neppure passare dal Pronto soccorso di Vibo. La chiusura dell’unità ortopedica dello Jazzolino è avvenuta in sordina, così come nel passato lo è stato per altri reparti importanti come l’oculistica, l’otorino, la nefrologia. Entriamo nel reparto, la porta è aperta. Nessuno ci impedisce di entrare e riprendere la desolazione. C’è un infermiere che guarda la tv e un’altra operatrice sanitaria che spedita attraversa il corridoio. Le stanze sono vuote. Qui è da giorni che non si vede un paziente. L’ultimo è stato dimesso lunedì. Tentiamo di entrare nelle altre stanze ma uno zelante infermiere, lo stesso della tv, ci blocca. Non siamo autorizzati, è vero, e così decide di chiamare le forze dell’ordine e ci intima di consegnargli la telecamera e ci impedisce di muoverci da lì. Arrivano i poliziotti e la situazione, dopo poco, rientra nella normalità. Bloccati dall’operatore sanitario e liberati dalla Polizia.

La notizia della chiusura del reparto non è ancora ufficiale. Fino a quel momento. La presenza della nostra troupe rianima un reparto silente, creando subbuglio. Veniamo contattati dal neo direttore generale dell’azienda sanitaria, Elisabetta Tripodi, che raggiungiamo nella sede di via Dante Alighieri. «Il reparto è stato chiuso per carenza di medici» conferma. Ci tranquillizza dicendo che è solo un’interruzione momentanea,  giusto il tempo di reperire un primario. Un ortopedico che accetti di lavorare in quello che a tutti gli effetti è un ospedale di frontieraNessun vuol lavorare a Vibo. Questa è l’amara realtà. Ci rendiamo subito conto che il reparto è chiuso ma il personale è regolarmente in servizio: undici infermieri, tre operatori socio sanitari e quattro dottori. È vero che assicurano l’ambulatorio, ma è altrettanto vero che due infermieri coprono il turno di notte per assistere pazienti inesistenti. «Saranno dislocati nei reparti in affanno, come la ginecologia, o saranno mandati in ferie» afferma la dg.