Nel carcere di Cosenza «pesce, whisky e droga».

Si parlava anche di importanti omicidi, come quello di
Francesco Messinetti. Ecco cosa
dice il pentito Adolfo Foggetti.


É passato esattamente un
anno quando il
collaboratore di giustizia
Adolfo Foggetti, davanti al
pm della Dda di Catanzaro
Camillo Falvo, racconta cosa succedeva (o
succede) nel carcere di Cosenza. E lo fa,
parlando di alcune guardie penitenziarie
che, a dire del pentito (nato e cresciuto in
via Panebianco, come uno degli arrestati)
avrebbero fatto favori ai capi cosca della
città. E nell’elenco include i clan operanti
ancora oggi, da quello degli “italiani” a
quello denominato “Rango-zingari”
Le sue dichiarazioni sono importanti per
arrivare alla richiesta di misura cautelare
nei confronti dei due soggetti arrestati.

Foggetti riferisce di essere stato rinchiuso
nel carcere di Cosenza dal giorno del blitz
congiunto dei carabinieri e polizia in
riferimento all’operazione “Nuova Famiglia”,
l’inchiesta contro Maurizio Rango, Franco
Bruzzese, Daniele Lamanna e altri
esponenti del clan degli “zingari” di
Cosenza. Il periodo va dal 24 novembre
2014 al 17 dicembre dello stesso anno,
giorno in cui Adolfo Foggetti, alias il
“Biondo”, decide di abbandonare il Crimine,
svelando dove sia il corpo di Luca Bruni.
Da li inizia tutto.
Nello specifico, il pm Falvo chiede se
all’interno del carcere di Cosenza i detenuti
avessero privilegi da alcune guardie
penitenziarie e la risposta del pentito è
affermativa. Tra le persone citate da
Foggetti ci sono quelli del suo ex gruppo e
altri del clan “Lanzino” di Cosenza. Tutti
criminali di maggiore spessore» come fa
notare il pubblico ministero. Tra quest
figurano Maurizio Rango, Mario Gatto e
Tonino Abbruzzese detto”Banana”.

(Alan per cosenzachanel)

https://www.cosenzachannel.it/2019/06/19/nel-carcere-di-cosenza-pesce-whisky-e-droga-e-si-parlava-di-omicidi/