di Claudio Cordova

Sulla vicenda, il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, vuole vederci chiaro. Quanto accaduto rimanda ai famosi “inchini” delle statue di santi e madonne che, nel corso delle feste patronali, venivano fatte fermare davanti alle abitazioni dei boss in segno di rispetto e saluto. Quei fatti , negli scorsi anni, avevano mostrato come, soprattutto nella Piana di Gioia Tauro, la ‘ndrangheta godesse di un consenso sociale tale da poter disporre a proprio piacimento delle funzioni religiose.

Questa volta, invece, siamo a Casabona, piccolo centro in provincia di Crotone. Secondo quanto fin qui ricostruito, un applauso avrebbe salutato il fratello di un boss della ‘ndrangheta nel corso della cerimonia per la cresima del figlio. La vicenda assume ulteriore valenza per il fatto che l’uomo, detenuto, aveva ottenuto il permesso a partecipare alla cerimonia svoltasi nella cattedrale di San Nicola Vescovo.


Ancora una volta una comunità calabrese si sarebbe schierata non dalla parte dello Stato, ma dalla parte della ‘ndrangheta, che soprattutto nei piccoli centri controlla ogni respiro, non solo tramite la paura, ma – cosa ancor più grave e inquietante – attraverso il controllo del territorio e il consenso sociale. Ci sono luoghi, in Calabria, dove la gente “tifa” per i boss.

Per l’uomo la Dda di Catanzaro retta da Nicola Gratteri ha chiesto recentemente la condanna a sei anni e otto mesi di reclusione per associazione mafiosa nell’ambito del processo in abbreviato “Stige”, una maxi inchiesta che alcuni mesi fa portò a decine di arresti dimostrando gli affari delle ‘ndrine all’estero, ma anche il coinvolgimento di numerosi amministratori locali del Crotonese.

Proprio la magistratura, al momento non sembra essere intenzionata a indagare sull’accaduto. Alla cerimonia erano presenti ovviamente i carabinieri, che hanno annotato tutto. Il gesto viene definito, in ambienti investigativi, “deprecabile”, ma di difficile configurazione in un eventuale reato. Viceversa, la Commissione Antimafia potrebbe essere interessata alla vicenda, che invece sembra avere significati sociali non di poco conto: “Il caso in questione solleciterà la commissione a studiare che cosa sia effettivamente avvenuto e poi a valutare se promuovere un’attività istruttoria, per evitare che si ripetano situazioni simili” ha detto Morra, parlando di atteggiamento “paramafioso” da parte della folla in festa.

Sarebbe stato il parroco del paese, don Giovanni Napolitano, a segnalare l’episodio al presidente della Commissione parlamentare antimafia, al referente provinciale di Libera, Antonio Tata e ad altre autorità, tra le quali il commissario che gestisce il Comune di Casabona, sciolto per infiltrazioni mafiose.

Lo stesso parroco che, prima della funzione, aveva impartito una serie di avvertenze al detenuto che le avrebbe rispettate totalmente. La gravità della vicenda, dunque andrebbe ricercata nel comportamento della popolazione, dato che, al momento dell’uscita dell’uomo dalla chiesa prima del termine della funzione, senza che questi avesse detto e fatto niente, si sarebbe levato un applauso di saluto. Il parroco ha stigmatizzato l’episodio, ma un altro applauso si è levato all’uscita della chiesa.