Nota unitaria per i tre sindacati confederali, Cgil, Cisl, Uil, sul Primo Maggio e la Piattaforma Unitaria per la Calabria.


“Sono tanti i punti dai quali la Calabria deve ripartire per non perdere l’occasione offerta dai fondi messi a disposizione dall’Europa al fine di sostenere il Piano di Ripresa e Resilienza approntato dal Governo. Intanto, è importante stabilire il principio che la partita economica – in Calabria sono a rischio 80mila posti di lavoro – è importante tanto quella sanitaria. La nostra preoccupazione è che i ritardi e le inefficienze ataviche di questo territorio, mescolandosi perversamente con le ricadute della pandemia, possano portare la regione a perdere il treno della ripartenza, finendo per allargare ancora di più l’enorme divario esistente fra il Nord e il Sud del Paese.
Perciò la spesa comunitaria, che in Calabria – come certificato dal Comitato di Sorveglianza – si muove con lentezza e non supera il 38% dei fondi messi a disposizione dall’Europa, deve essere correttamente programmata e, soprattutto, deve essere complementare a quella nazionale in conto capitale che, invece, in questi ultimi anni è stata sensibilmente ridotta.
Il Ministro del Sud, quindi, deve prevedere, anche sostenendo una seria riforma del federalismo fiscale, una revisione della spesa verso il Sud e la Calabria, territori che, in questi anni, sono stati fortemente penalizzati. Questi territori, infatti, non possono più accettare che il riparto dei fondi venga fatto basandosi sul criterio della spesa storica che, in questi anni, ha prodotto un netto taglio di risorse ed allargato la forbice fra il Nord ed il Sud del Paese. Per il Mezzogiorno è necessario sostituire il criterio della spesa storica, che ha avvantaggiato solo il Nord della Nazione e cristallizzato il divario fra le due parti del Paese, con quello dei Lep accompagnando questa azione con la previsione di una fiscalità di vantaggio per le aree più depresse della penisola.
Per affermare la legalità e contrastare l’infiltrazione criminale sulla finalizzazione delle risorse comunitarie è fondamentale che la spesa sia tracciabile e trasparente, attraverso l’uso di strumenti importanti quali possono essere la creazione di una Banca dati di coloro che hanno ricevuto questi fondi, necessaria per capire quali percorsi abbiano seguito queste provvidenze economiche e finanziarie ed un lavoro di analisi di questi flussi attraverso l’incrocio delle banche dati esistenti. In aggiunta a questo vanno sottoscritti i Protocolli sulla Sicurezza e sulla Legalità nei luoghi di lavoro.
Da questo passa il rilancio infrastrutturale, materiale e sociale, del Sud Italia e della Calabria che per ripartire hanno bisogno di vedere assecondate, fra le altre cose, le richieste di miglioramento della sanità, di realizzazione di una cura attenta verso la non autosufficienza, di un’attenta azione di ammodernamento delle infrastrutture viarie, ferroviarie, portuali e aeroportuali, di un adeguamento strutturale e funzionale dei presidi scolastici, di un concreto avvio della Zona economica speciale e di una concreta riforma del Corap.
La Calabria, poi, non può permettersi di mancare l’occasione irripetibile messa in campo con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che pensiamo sia, insieme al Recovery plan, una delle ultime possibilità costruttiva di rilancio del territorio.
È importante, quindi, riaprire e sostanziare il dialogo sociale per far sì che la Calabria sia protagonista del dibattito europeo sul finanziamento della ripartenza dopo la pandemia da Covid-19, dimostrando la capacità – sino ad oggi accantonata – di saper individuare gli asset prioritari di rilancio economico e sociale del territorio, mettendo da parte la pratica dell’eccessiva parcellizzazione delle risorse che, ad oggi, non ha dispiegato alcun effetto concreto nella regione.
Per questo il nostro ragionamento non può non muovere dalla partita sulla programmazione europea.
1) Por Calabria 2014/2020 – Il Comitato di Sorveglianza che si è riunito il 15 marzo scorso ha messo in evidenza i ritardi nella spesa dei fondi comunitari da parte della Calabria. La spesa calabrese del Programma Operativo Regionale, infatti, non va oltre il 38%. Un indice molto basso, con investimenti parcellizzati: sono a disposizione 800milioni di euro, al netto dei 500milioni riprogrammati su concessione della Commissione europea per fronteggiare l’emergenza Covid-19, destinati a circa 5.000 progetti che, ad oggi, sono tutti da finalizzare.
2) Por Calabria 2014/2020 – “Grandi Opere” – Un altro capitolo importante della programmazione europea è quello destinato alla realizzazione di importati asset infrastrutturali, soprattutto nel settore dei trasporti. In particolare, i fondi europei della ormai vecchia programmazione erano destinati all’aerostazione di Lamezia Terme ed al collegamento fra la stessa e la vicina stazione ferroviaria, alla metropolitana Cosenza – Rende e alla metropolitana Germaneto – Catanzaro. Allo stato attuale, dell’aerostazione di Lamezia Terme non si hanno notizie, la metropolitana Cosenza – Rende non verrà realizzata perché, nonostante l’avvio del cantiere e l’esecuzione di alcune opere, la Commissione europea ha stornato i finanziamenti a causa dei troppi ritardi accumulati, mentre i cantieri della metropolitana Germaneto – Catanzaro procedono a rilento.
3) Por Calabria 2021/2027 – Per quanto riguarda la nuova programmazione europea è bene dire che, ad oggi, le Linee Strategiche di questo piano presentate alle Commissioni in Consiglio Regionale non sono state discusse all’interno del Partenariato Economico e Sociale e appaiono generiche e non in discontinuità rispetto agli errori commessi nel recente passato, soprattutto per quanto attiene l’esasperata parcellizzazione degli interventi.
4) Recovery fund – A quanto detto sino adesso sui fondi europei, si deve aggiungere il fatto che anche le richieste avanzate dalla Regione Calabria per lo stanziamento di fondi del Recovery plan non solo non sono state discusse con le forze sociali e produttive, ma, per di più, altro non sono se non la sommatoria di una serie di opere già finanziate con altri programmi nazionale ed europei di cui la Calabria dovrebbe già beneficiare e che, invece, non sono state ancora realizzate. Un’inutile duplicazione quando, invece, la Calabria avrebbe bisogno di vedere completate, solo per fare alcuni esempi, la Strada statale 106 o la tratta ferrata jonica.
5) Patto per la Calabria – Nel mare magnum dei programmi di sviluppo trova spazio il cosiddetto “Patto per la Calabria”, presentato dal premier Matteo Renzi nel 2016 come la soluzione dei problemi infrastrutturali del territorio, le cui potenzialità, ad oggi, rimangono ancora inespresse. Il “Patto per la Calabria”, che venne sottoscritto anche dalle Città metropolitane, prevedeva per questa regione risorse per 2miliardi e 500milioni di euro e 748 progetti di cui, però, non si hanno notizie. In quest’ambito ricadono anche i mancati completamenti degli invasi calabresi.
Gli interventi programmati con il “Patto per la Calabria” e con altri investimenti nazionali ed europei rientrano in varie aree tematiche che vengono descritte nei singoli articoli.