16/12/2025REGGIO CALABRIA – La criminalità organizzata non vive solo di violenza e intimidazione, ma soprattutto di numeri, flussi finanziari e profitti reinvestiti. È su questo terreno, quello economico-patrimoniale, che si gioca oggi una delle partite decisive nella lotta al narcotraffico internazionale. Lo dimostra il sequestro preventivo disposto dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, che ha colpito per quasi 18 milioni di euro i proventi illeciti derivanti dal traffico di cocaina riconducibili a otto soggetti già arrestati nell’ambito dell’operazione “Eureka” .Il provvedimento, eseguito dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, trae origine da un’articolata attività investigativa di polizia economico-finanziaria che affonda le sue radici nelle indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia reggina nel 2023.

Al centro, un sodalizio criminale dedito all’importazione e al commercio di ingenti quantitativi di cocaina, inserito nei circuiti del narcotraffico internazionale.L’operazione “Eureka” non si è limitata alla repressione penale dei reati di traffico di stupefacenti, ma ha perseguito un obiettivo più ampio e strutturale: ricostruire e misurare la reale capacità contributiva dei narcotrafficanti, riportando a tassazione guadagni illeciti mai dichiarati. Un approccio che segue una linea ormai consolidata nelle strategie investigative più avanzate: colpire il crimine organizzato là dove è più vulnerabile, ossia nel patrimonio e nella sua proiezione economica.Determinante, in questa fase, è stato il lavoro del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, che ha valorizzato intercettazioni telefoniche, conversazioni captate e risultanze investigative già emerse nel corso dell’operazione “Eureka”. Da questi elementi è stato possibile ricostruire non solo i traffici di droga, ma anche i meccanismi di formazione, distribuzione e occultamento dei profitti.Secondo quanto accertato, i soggetti destinatari del sequestro rivestivano ruoli apicali all’interno dell’organizzazione: organizzatori, dirigenti e finanziatori del sodalizio criminale. Per alcuni di loro sono già intervenute sentenze di condanna – anche se non definitive – fino a vent’anni di reclusione, a conferma della gravità delle condotte contestate e della solidità dell’impianto accusatorio

Le indagini hanno inoltre consentito di riscontrare l’avvenuta importazione di oltre una tonnellata e 400 chilogrammi di cocaina, quantitativi imponenti che danno la misura del livello operativo del gruppo. È stato possibile anche determinare con precisione il prezzo praticato per l’immissione in commercio della sostanza stupefacente, oscillante tra i 29.000 e i 32.500 euro al chilogrammo, dato essenziale per stimare i ricavi complessivi dell’attività criminale.Sulla base di queste risultanze, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto il sequestro preventivo delle somme corrispondenti alle imposte evase, quantificate in quasi 18 milioni di euro, a fronte di redditi occultati al fisco per oltre 42 milioni. Un intervento che assume un valore simbolico e sostanziale insieme: il narcotraffico non è solo un crimine contro la salute pubblica e la sicurezza, ma anche una forma di evasione fiscale su scala industriale.Non a caso, il comunicato richiama i dati dell’ISTAT, che includono il traffico di stupefacenti nel calcolo del PIL come componente dell’“economia non osservata”, stimata in circa 15 miliardi di euro nel 2023. Numeri che spiegano perché l’aggressione patrimoniale rappresenti oggi una leva imprescindibile per contrastare la criminalità organizzata.

Parallelamente, la Direzione provinciale di Reggio Calabria dell’Agenzia delle Entrate ha già emesso avvisi di accertamento nei confronti degli indagati, avviando le procedure per il recupero delle imposte evase e l’irrogazione delle relative sanzioni amministrative . Un’azione coordinata tra autorità giudiziaria, Guardia di Finanza e amministrazione finanziaria che restituisce l’immagine di uno Stato capace di agire in modo integrato.Resta fermo, come precisato, il principio di presunzione di innocenza fino all’accertamento definitivo delle responsabilità. Ma il messaggio che emerge è chiaro: i profitti del crimine non sono più intoccabili. Inseguire il denaro, tassarlo e sottrarlo ai circuiti illegali significa indebolire strutturalmente le organizzazioni criminali e restituire risorse alla collettività. È una sfida che guarda al futuro, ma affonda le sue radici in una concezione antica e sempre attuale della giustizia: nessun arricchimento può dirsi al sicuro se nasce dall’illegalità.

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