“Sono sempre stato diretto e leale nei confronti di tutti e a maggior ragione devo esserlo adesso, visti gli accadimenti degli ultimi giorni. Come tutti ormai  sapete, e per chi mi conosce ancora di più, ho abbracciato l’idea di far parte di una lista in cui la mia candidatura si è rivelata vincente e  dove la “poltrona” mi è stata assegnata dai Sanlucidani premiandomi per l’impegno avuto nei loro confronti in tempi bui. Come tale ho accettato e affrontato  il mio nuovo ruolo con tutto l’impegno e la disponibilità possibili. Accettando la candidatura in quella lista avevo sposato in pieno il programma e i princìpi che la caratterizzavano ma fin da subito ci sono stati problemi e i primi impedimenti. Non sono un politico, non ho mai amministrato prima d’ora, mi sono avvicinato in punta di piedi consapevole dei miei limiti ma anche del fatto che facendo parte di una squadra avrei potuto fare delle cose buone per il mio paese.   Ma in questi mesi mi sono ritrovato giorno dopo giorno isolato, tutti i miei progetti erano da screditare poiché le “intenzioni” su di me erano altre, ma c’erano da affrontare delle situazioni impellenti e sono andato avanti comunque. Trovandoci in piena ondata pandemica il mio primo pensiero è stato  prendere in mano la situazione covid nonostante sia cosa nota che tanti sono stati gli intralci. Ero dell’idea che si dovesse prevenire piuttosto che curare e avrei voluto preservare i ragazzi delle scuole che rappresentavano il primo veicolo di diffusione e in un momento in cui si era verificato un caso di positività ho ripetutamente chiesto di fermare le attività scolastiche per almeno tre giorni. Nonostante la mia esperienza non sono stato ascoltato da nessuno, salvo poi in contemporanea chiudere il Comune per un solo caso e un numero di possibili contagiabili nettamente minore. Ho cercato allora di trovare un’altra soluzione creando gli “arrivi sicuri” con tamponi gratuiti per chi veniva da fuori per evitare al massimo la diffusione del virus.
Un anno può sembrare poco rispetto alla durata di un mandato ma è comunque abbastanza lungo da poter fare tante cose. E in tante cose mi sono dato da fare. Non serve che io faccia un elenco perchè erano iniziative per il bene della comunità, anche se molte di queste sono state volutamente cestinate o rimandate.
Comunque sia, nonostante le tante incongruenze, sono andato avanti perché era giusto che il paese avesse una guida. Facevo parte di una squadra ed era giusto così. Ma quando con il tempo  ci si rende conto che la squadra non mantiene fede ai propri impegni, che cerca di occuparsi di altro tralasciando tutte le necessità che fanno parte della quotidianità di un paese, allora bisogna porre un freno, raddrizzare il treno che sta uscendo dai binari. C’era un programma da seguire poiché in esso erano contenute tutte le problematiche da risolvere della nostra cittadina. Ma a distanza di un anno neanche uno di questi problemi è stato risolto, anzi si sono  amplificati . Mi riferisco alla carenza idrica, che in un mese di agosto eccezionalmente caldo ha visto centinaia di case con le fontane a secco anche in quartieri dove mai prima d’ora il bene primario era mancato. Penso alla nostra prima risorsa, il mare, sul quale non si è intervenuto in tempo per renderlo pulito e fruibile come ci si aspettava che fosse. Penso a quella che più di tutto era stata la bandiera della nostra campagna elettorale, la soppressione del passaggio dei mezzi pesanti dal centro cittadino da effettuarsi nei primi 100 giorni. Anche su questo fumata nera. Per non parlare di cosa succedeva in piazzetta con ragazzini sopra le righe senza controlli e sanzioni per i trasgressori. E per ultimo il cambiamento della viabilità. Ben vengano i cambiamenti se portano innovazioni e miglioramenti. Nel nostro caso ha prodotto solo enormi disagi e caos. Mi sono fatto portavoce del malumore della popolazione anche perché da operatore sanitario ho visto un pericolo in un determinato tratto, che se non sia mai fosse successo qualcosa di grave, mi sarei sentito colpevole a vita in quanto parte di un gruppo. Ma ci sono volute settimane e alzate di voce per ripristinare almeno in parte la situazione. E tutto questo perché? Perché fin da subito è mancata la collegialità nel gruppo. Non c’è stato modo di fare degli incontri fra tutti, perché le decisioni erano solo di alcuni senza confronti o discussioni che portassero alla ricerca delle soluzioni migliori.
Per non parlare poi della votazione delle delibere attraverso le quali si decideva il futuro della comunità. Avvenivano a “sorpresa”. Cinque minuti prima della votazione ero chiamato al voto senza neanche conoscere l’oggetto della votazione stessa. Più e più volte ho chiesto di fare un calendario per le giunte, di stabilire cioè un giorno alla settimana in cui deliberare, almeno per quelle non urgenti. Sapevano dall’inizio che ero un turnista e che bastava che mi tenessi il giorno libero per garantire la mia presenza come succedeva per altre occasioni. Spesso sono stato raggiunto tramite videochiamata. Ma altrettanto spesso non ho potuto nemmeno rispondere a queste perché, anche in questo caso, sapevano bene che il mio non è un lavoro d’ufficio e che non mi spettano i 5 minuti della pausa caffè. Se vengo chiamato mentre sono in soccorso o in viaggio , non mi posso distrarre nemmeno per 30 secondi. Mai nessuna delle mie lamentele o richieste è  stata ascoltata, sorvolando poi sul fatto, altrettanto grave, che non esistevano riunioni di pre-giunta in cui, assessori votanti e consiglieri, venivano messi al  corrente di ciò che si andava a votare. Questi sono solo una parte dei problemi che si sono presentati. Su tutto questo doveva reggersi un’amministrazione  che doveva durare 5 anni. Ora, dopo che in nessun modo si è cercata una soluzione, si è arrivati ad un punto di rottura. Mi assumo la responsabilità degli errori che ho potuto commettere in questo anno, ma altrettanto facessero i miei ex compagni di viaggio. Quegli stessi che ora in varie sedi si stanno preoccupando che il Comune è caduto alla vigilia di una nuova probabile stagione pandemica. A loro voglio ricordare che in zona arancione è stata autorizzata una sfilata di macchine di lusso assolutamente inutile e pericolosa senza che io, delegato alla sanità, ne fossi al corrente e alla quale, una volta venutone a conoscenza non ho volutamente partecipato. 
Sempre loro vorrei tranquillizzare dicendo che, se ci sono stato per chi aveva bisogno di aiuto quando non ero un amministratore, a maggiore ragione continuerò ad esserci oggi , perché non serve indossare una casacca per tendere una mano, serve solo un po’ di cuore”. È quanto rende noto Giuseppe Di Bella, ex assessore del comune di San Lucido.