Di Francesco Maria Storino


Dal giudizio dei Tribunali dipenderanno strumenti urbanistici ed equilibri economici.
Il comune si oppone al Tar alle deliberazioni della commissione straordinaria di liquidazione (n.39 e n. 40) con le quali in effetti si è chiusa la procedura di dissesto.

Dopo la presentazione del piano delle attività pregresse da parte dell’organismo e l’approvazione dello stesso dal Ministero la giunta del comune di Paola ha deciso di appellarsi al tribunale amministrativo. Tutto questo anche in virtù di un altro ricorso pendente al Tar della Calabria a riguardo di una somma di un milione di euro esclusa dalla liquidazione.

La commissione aveva infatti inteso estromettere richieste creditizie che non rientrerebbero nella loro competenza. Chi paga? È appunto anche questo il problema. Nel caso di sconfitta al Tar a risponderne sarebbe nell’eventualità proprio l’ente.
Il nuovo ricorso è opportuno spiega l’assessore alle finanze Antonio Cassano la «per evitare una pronuncia di improcedibilità del ricorso già proposto».
In ogni caso si tratta di un ricorso che il comune ha giustificato in precedenza «nell’interesse dei cittadini». Sulla questione però è nata una diatriba politica con parte dell’opposizione a riguardo di alcune situazioni e pendenze creditizie.
Ma c’è anche un altro ricorso. È quello che è sorto dopo l’approvazione del Psc. Ad adire al Tribunale amministravo regionale è Luigi Cascardo che chiede al Tar l’annullamento della delibera di consiglio comunale del 17 dicembre 2018 di esame delle osservazioni e della precedente del marzo 2018 di approvazione dello strumento e di diversi atti che dal 2009 sono stati adottati da giunta e consiglio comunale. Il comune ha nominato quale legale l’avvocato Francesco Grossi. Sempre sul Psc sussiste un decreto ingiuntivo del Tribunale di Paola a riguardo del ricorso di un geologo per pagare somme allo stesso dovute a seguito dell’incarico relativo alla formazione del Psc, Reu e Pot. Altra opposizione del comune.