I primi cittadini di San Pietro in Amantea e di Longobardi hanno scritto al governatore Roberto Occhiuto in qualità di Commissario della Sanità in Calabria. La missiva si è resa necessaria perché il medico di base Maurizio Montuoro è stato trasferito altrove e a loro dire i suoi circa 800 pazienti sono rimasti privi di un riferimento. Il professionista operava nel comune di San Pietro in Amantea, ma aveva lo studio anche a Longobardi. I sindaci Gioacchino Lorelli e Giacinto Mannarino fotografano la situazione parlando di famiglie gettate nello sconforto e di pazienti «che sono stati privati del loro medico curante senza nemmeno un periodo transitorio con un sostituto».

Il tutto si inserisce in un contesto difficile.

Il territorio è gravato dall’assenza quasi totale della guardia medica notturna, carenza comune a molti altri centri della regione, e su cui insistono una casa di riposo non medicalizzata, una RSA un CAS. Lorelli e Mannarino nel loro appello ad Occhiuto citano l’articolo 32 della Costituzione, in base al quale «il diritto alla salute, come diritto sociale fondamentale, viene tutelato dalla Repubblica che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale».

I sindaci, ribadendo forte preoccupazione perl a crisi che si è generata nei due comuni da loro amministrati, avvertono Occhiuto che i cittadini sono pronti ad effettuare manifestazioni di protesta. Ritengono che la situazione venutasi a creare leda II principio costituzionale, in quanto non sono garantite a nessuno cure adeguate e immediatamente raggiungibili.

«Si pensi a centinaia di anziani, non automuniti, che disconoscono del trasferimento del dottor Montuoro e che si ritroveranno nell’immediato a cambiare medico di base per una visita o una prescrizione urgente. Vorrebbe dire – tagliano corto Lorelli e Mannarino – raggiungere il presidio più vicino (Amantea), effettuare il cambio medico (rimanendo spaesati e senza conoscere magari II dottore disponibile, obbligati solo a sceglierli per vicinanza territoriale, ovvero per estrema necessità) e raggiungere il nuovo professionista, violando cosi molteplici diritti fondamentali del cittadino e del malato». «Pur comprendendo la complessità della materia – chiudono nel loro appello – rivolgiamo questo grido d’allarme dei nostri cittadini e, confidando nell’attenzione al territorio e nella tutela dei più deboli più volte esternata, restiamo in attesa di un riscontro che, siamo certi, porterà ad avere un sostituto medico in tempi celeri in attesa di avere un nuovo medico titolare».