Di Saverio Di Giorno

Non deve essere un bel periodo per il concessionario del Porto di Diamante, Graziano Santoro (ATI Icad Costruzioni Generali SRL – Diamante Blu SRL): la regione sembra essersi decisa a sottrargli la concessione. Per uno abituato a trovare sempre sedi di ascolto, di aiuto e di appoggio ritrovarsi nelle stesse condizioni di gran parte dei cittadini non deve essere stato facile. Ma perché proprio ora dopo venti anni di attese? Forse è causale, ma forse no…
La notizia è importante perché rappresenta il culmine di una battaglia lunghissima portata avanti con orgoglio dalla cittadina diamantese e dai suoi attivisti. Sforzi, fiaccolate e manifestazioni che sono confluite nel Movimento Popolare di cui il giornalista Francesco Cirillo è una delle anime più importanti. Come un cronista dal fronte, durante questi anni, ha documentato ogni passo avanti o indietro, fino all’ultimo comunicato nel quale, in via ufficiosa, si annuncia, appunto, che finalmente la Regione ha dato l’avviso di sfratto a Santoro.
Ma perché è cosi importante? Perché il porto è stato una miniatura della gestione del potere in Calabria negli ultimi vent’anni. A prescindere da tutte le evidenze e dati specifici quello che emerge è che un modo di amministrare, gestire e pensare il (non) sviluppo di questa terra è stato forse sconfitto. Un modo che passava tramite opere e appalti inutili, che non tengono alcun conto delle specificità del territorio, delle esigenze e dell’anima della comunità, anzi ne deturpano le bellezze paesaggistiche e il patrimonio naturale come è nel caso di Diamante. Opere probabilmente pensate per non entrare mai in funzione, ma solo come sperpero di soldi pubblici che poi sarebbero stati raccolti. Non sono queste le caratteristiche dell’aviosuperficie di Scalea? Altra opera al centro di tante battaglie e di un’inchiesta – “Lande Desolate” – che a prescindere delle responsabilità penali descrive una occupazione coloniale del territorio. Responsabilità politiche pesantissime.
Non a caso i nomi coinvolti sono proprio quelli che hanno retto quel sistema. Un’opera che secondo “Diamante Futura” è “nata all’ombra del potente Assessore regionale ai Lavori Pubblici (Nicola Adamo) presente nella giunta di centrosinistra in carica al momento della pubblicazione del bando di gara (1999) e, successivamente, cresciuti sotto l’ombrello dell’assessore regionale ai Lavori Pubblici subentrante con l’avvento della giunta di centrodestra (Pino Gentile)”. Una situazione che è andata avanti di proroga in proroga tra richieste (ottenute) di ulteriori finanziamenti milionari e lavori fermi. In questi anni di temporeggiamento Santoro ha dovuto affrontare un concordato preventivo di 23 milioni di dollari, quindi era difficile che potesse fare qualche lavoro nonostante affermasse il contrario e desse la colpa del fermo a ostacoli frappostigli da altri. Tutto ciò non poteva avvenire senza un intero apparato burocratico che credeva a tutto quanto senza mai un sopralluogo o un controllo come denunciato più volte da Cirillo; non a caso, anche qui, tra i nomi della burocrazia troviamo l’ing Zinno anche lui tra le carte di “Lande Desolate”. Ecco quindi che emerge lo schema che si ripete uguale in decine di opere pubbliche.
Uno schema che per essere completo deve comprendere altri due elementi: i poteri massonici e la magistratura o meglio le procure. Cosi si ha una visione chiara e completa del tipo di sistema che ha retto la questione del porto di diamante e di quanto sia importante questa vittoria. E nemmeno scontata. Il 24 aprile il TAR aveva dato ragione al concessionario sul ricorso in merito al ritiro della concessione demaniale, messa in atto dall’Amministrazione Comunale (sindaco Magorno). Una conversione sulla via di Damasco, quella dell’amministrazione, più che benvenuta, se si pensa che solo un anno fa (il 24 aprile) il sindaco era parte dello schieramento, che come scrisse Cirillo, tirò la corda per Santoro organizzandogli un convegno. Magorno d’altra parte è da tempo che dimostra di avere fiuto politico sopraffino e sapere per tempo chi sostenere e chi no.
Il Movimento Popolare era contrario al ritiro della concessione. Il ritiro, fatto in quel modo, era un atto vuoto, destinato a perdere. “Il Comune doveva, PRIMA di togliere la concessione, invitare il concessionario a pagare le varie rate non pagate e al suo rifiuto, scaduti i termini avrebbe potuto toglierla. Questo percorso il Comune, e non sappiamo perché, non lo ha fatto.” In passato si era già arrivati ad un passo dalla vittoria: “il 27 febbraio del 2018 avvenne nella stanza del sindaco Sollazzo un incontro fra il MOVIMENTO POPOLARE E IL SINDACO per stabilire le cose da fare in vista dell’incontro alla regione il successivo 7 marzo. Il motivo dell’incontro alla regione era LA RESCISSIONE DEL CONTRATTO. (…) . Il Sindaco Sollazzo disse, che (…), si era giunti alla conclusione che non conveniva togliere tale concessione, per non mettersi in un futuro sotto schiaffo del concessionario in un’eventuale richiesta di risarcimenti danni per la mancata opera. Rimanemmo quindi per un’Assemblea Popolare da svolgersi l’8 marzo al ritorno dalla riunione con la Regione Calabria. Se la Regione Calabria si fosse rifiutata di rescindere il contratto, avremmo preparato azioni di lotta forti, compresa quella dell’OCCUPAZIONE DEL COMUNE AD OLTRANZA. Sapete tutti come andò a finire. La Giunta Sollazzo cadde quello stesso giorno dopo la riunione.”
Ora quel discorso è finalmente giunto alla conclusione come suggeriva il Movimento: con una decisione da parte della Regione. Una vittoria che quindi, come recita il comunicato che appartiene alla vecchia amministrazione Sollazzo, a quella attuale, al Movimento e a tutta la cittadinanza. Visto questo breve riassunto di questi anni resta solo un dubbio, un pensiero amaro e dolce allo stesso tempo: è possibile che questo avvenga adesso perché, come scriviamo da tempo e per altri casi, adesso è possibile? Chi aveva interessi ha un consenso elettorale minimo o addirittura è fuori dai giochi, l’impalcatura di coperture e imprenditori sta venendo meno. È un pensiero amaro perché impone che questa vittoria è anche dovuta alla congiuntura storica, ma è anche dolce perché se ciò è vero, finalmente questa congiuntura è avvenuta e tutti gli sforzi dei cittadini e degli attivisti che hanno saputo resistere, trovano coronamento e giustizia. Se ciò è vero, questo è il momento migliore per chiedere conto di anni di battaglie e sacrifici.