DIAMANTE- Maggioranza della nuova era di Achille Ordine sempre più nel caos. Dopo aver rimesso al Sindaco la delega alla Legalità, l’Avv. Liserre ha addirittura abbandonato il Consiglio Comunale rassegnando le proprie dimissioni. Al suo posto subentra l’Arch. Annamaria Magliano.
LE DICHIARAZIONI DI LISERRE
«La gravosa contingenza dei miei numerosi impegni professionali, si rende, obtorto collo, ormai inconciliabile con il mio ruolo di Consigliere Comunale in seno a Codesto Ente.bTale decisione, irrefutabilmente sofferta, è intrinsecamente correlata alla dimensione ontologica umana, allorquando, l’uomo stesso, diventa creatore di valori. Non più l’essere sottomesso nella casualità, ma l’essere per sé, come dice Sartre, creatore di valori, del suo avvenire che dipende soltanto da lui. Orbene, da questa assoluta responsabilità dell’uomo dinanzi a sé stesso, nasce l’angoscia della scelta di cui parlava Kierkegaard nella sua celebre opera, “Aut -Aut”. Per me, la scelta è perseverare nella sacra missione dell’avvocatura, perché “essere avvocato” – ben altra cosa dal “fare l’avvocato” – è una scelta per sempre! Oggi, tra essere l’advocatus, nella sua più fedele accezione semantica del “chiamato in soccorso” e fare politica, scelgo, seppur con l’inevitabile disagio dell’intimo tormento, l’avvocatura, nobile professione di umanità, della quale, con orgoglio, continuo a rivendicare la sua ineludibile centralità di insopprimibile baluardo di dignità e autentica legalità. Orbene, per le ragioni in premessa esplicitate, io sottoscritto Francesco Liserre, nato comunico le mie irrevocabili dimissioni dalla carica di Consigliere Comunale presso Codesto Ente, ex artt. 38 c. 8 TUEL, 13 c. 3 dello Statuto Comunale e 39 c. 1 del Regolamento per il Funzionamento del Consiglio Comunale. Sarò onorato di essere degnamente sostituito dall’ottimo Arch. Annamaria Magliano, mia cara amica e donna di elevato spessore, umano e professionale. La stessa, certamente, conferirà prestigioso supporto al mio Gruppo di appartenenza a cui auguro la necessaria serenità di un etico confronto dialettico con la Minoranza consiliare, insopprimibile colonna portante del prestigioso edificio democratico. Diversamente, ogni lodevole impegno, resterebbe svilito di forma e contenuti, alimentando le intollerabili divisioni di un popolo che, a gran voce, invoca armoniosa unità.
Molti errori ho commesso durante questa mia breve esperienza amministrativa, e di questo chiedo scusa al popolo che, probabilmente, sarà rimasto deluso, talvolta, da alcune mie “virulenze dialettiche”.
Tuttavia, dall’errore, ho ben compreso come l’agire dell’uomo debba essere sempre guidato, nella consapevolezza dei propri limiti, a rincorrere l’utopia di quell’orizzonte irraggiungibile, necessario ad andare avanti sempre, anche da soli: soli con il peso del proprio dovere e il dovere dell’intramontabile fede nell’affannoso perseguimento del bene comune.
































