Ricordate il dissesto al Comune di Belvedere, vero? Lo ricordate soprattutto per l’aumento dei tributi, e di quante azioni saranno limitate nel corso degli anni a venire. Lo avevamo detto e ridetto le settimane precedenti la decisione di imporre il default al Comune di Belvedere: il governo metterà mano ai debiti dei piccoli comuni. E così è stato con l’approvazione ieri del decreto “milleproroghe”. Ma facciamo un passo indietro. L’amministrazione targata Granata aveva fallito e che quindi qualcuno avrebbe dovuto mettere i conti a posto. Ma non questo sindaco e questa giunta, ma una terna di commissari arrivata dopo la decisione di approvare in consiglio il dissesto finanziario. Ad arrivare alla conclusione di sancire il default del Comune di Belvedere non erano bastati numeri e relazioni: a metterci di suo anche la responsabile dell’ufficio tributi, sindaco e assessori. Dall’analisi del rendiconto risultava un disavanzo di amministrazione di oltre 17 milioni di euro. Per la precisione 17.478.445,13, di cui buona parte, circa dieci milioni, di tasse e tributi non incassati o difficilmente esigibili, i famosi “Fondi crediti di dubbia esigibilità”, di cui parla il decreto “Milleproroghe”. Una situazione che non valeva solo per Belvedere, ma per il 90 per cento dei piccoli comuni italiani. Forse la troppa fretta, forse un tentativo (poi risultato maldestro) di mettere i conti a posto, o forse mal consigliati, ha distratto gli amministratori dalle decisioni del governo di intervenire in tal senso, ovvero a favore dei piccoli comuni. Ciò che è avvenuto ieri con il decreto “milleproroghe”. Insomma la legge passata ieri alla Camera (il voto previsto il 29 febbraio in Senato è già blindato) prevede il ripiano del disavanzo finanziario degli enti locali per l’esercizio 2018-2019. Insomma la legge prevede che il ripiano del disavanzo è consentito in un periodo massimo di 15 annualità, a decorrere dal 2021(nella foto). Insomma, sindaco, assessori e funzionari dei tributi, stavolta hanno sbagliato. Aspettiamo le scuse.