di Desirée Blundi e Angela Gambardella

BELVEDERE MARITTIMO-«E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».» (Mt 27, 50-54). Così Matteo racconta la morte di Gesù; quel terremoto, che segna la fine della vita terrena del Cristo, a Belvedere Marittimo (CS) viene assimilato e rievocato attraverso il crepitare di macinilli, trictrac, maschitti e tocca-tocca: i cosiddetti ‘strumenti delle tenebre’.

Questi, idiofoni a percussione e a raschiamento, accompagnano il percorso delle processioni della Settimana Santa, richiamando i rumori della Passione di Nostro Signore grazie al loro timbro scuro e legnoso. In contrapposizione, è ben udibile lungo il cammino l’aspro squillo di una tromba antica, utilizzata come richiamo, e il persistente tintinnio dei firri, composti da file di catene in ferro battuto che si colpiscono vicendevolmente allo scandire di ogni passo, in quanto parte dell’abbigliamento dei Fratilli. Questi ultimi, svolgono una funzione importante nella parentesi della Settimana Santa belvederese poiché rappresentano le antiche confraternite, le cui tradizioni sarebbero altrimenti andate perdute. Il gruppo è nato nel 1986 dal desiderio di alcuni giovani belvederesi di riportare alla luce i riti passati. A capo dei suddetti spicca la figura del Capofratilli, Antonio Cuda, che guida la grande ‘macchina’ della Settimana Santa. E se in ambito religioso le confraternite accompagnano i fedeli, in ambito paraliturgico la banda del paese ripropone un repertorio di canti di tradizione orale, marce e, in particolare, la celebre marcia funebre Jone, tratta dall’omonima opera di Errico Petrella (1813-1877), ma eseguita con un carattere del tutto diverso; le sue sonorità solenni avvolgono il centro storico in un clima di raccoglimento nella drammaturgia della ‘pietà popolare’. Ad accompagnare la processione di Penitenza al Calvario, immersi nello sfondo del suggestivo paesaggio sonoro, si annoverano ben dieci simulacri, realizzati in cartapesta leccese e risalenti al XVII-XVIII secolo. La tradizione dei ‘Misteri’, rappresentati dalle statue, è radicata profondamente nella storia e nella cultura della comunità, unendo aspetti artistici, religiosi e sociali. I luoghi e i suoni che cesellano la Settimana Santa di Belvedere, rendono a pieno la fede e la costanza di un popolo legato alle tradizioni che vengono portate avanti e passate di generazione in generazione.