Di Antonello Troya

Un Consiglio Comunale dettato da forte imbarazzo, quello che si è svolto a Scalea, all’indomani dell’indagine che ha portato all’arresto del funzionario dell’Asp, Gennaro Licursi, attualmente sindaco di Scalea. Il provvedimento restrittivo (è agli arresti domiciliari) non ha permesso al primo cittadino di essere presente. Almeno è quanto ha detto il segretario comunale, di fronte alla maggioranza e ad una minoranza agguerrita e senza timore di attaccare “Sansone con tutti i filistei”. Un’assemblea consiliare dettata dall’incertezza del futuro: se Licursi potrà continuare a fare il sindaco o passare subito al vaglio dell’elettorato. Le indagini della Guardia di Finanza hanno dato un nuovo scossone al mondo della sanità territoriale. La brutta piaga dell’assenteismo fa sempre notizia, specie se interessa figure del calibro di Gennaro Licursi, democristiano di nascita, poi partito popolare approdando poi nel centrosinistra. Quella fascia aromatica della politica locale che lo ha trascinato anche a sedere tra i banchi dell’ente provinciale. E se mentre l’opposizione attacca, la maggioranza fa spallucce: nemmeno una parola a sostegno del sindaco. Nemmeno un “la legge deve fare il suo corso e siamo certi … ecc. ecc.” posizioni di comodo ma che fanno sempre un certo effetto. Anche morale. Intanto sul fronte delle indagini degli altre tre indagati due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, la terza invece ha spiegato la sua posizione.