Quello messo su da Gianfranco Sganga, all’indomani della sua scarcerazione (nel dicembre del 2016), non era più propriamente un clan. Cosca, clan e “locale” a partire da una certa data sono diventate parole antiche, desuete. A un certo punto, nell’area urbana bruzia, è comparso il termine “sistema”.

Un sostantivo che racchiude una sorta di organigramma piramidale attraverso il quale i sodali esercitano un capillare controllo sul territorio. Almeno così raccontano i pentiti Giuseppe Zaffonte, Anna Palmieri, Alberto Novello, Luca Pellicori, Luciano Impieri e Celestino Abbruzzese. Tutti concordi nel collocare al vertice della piramide criminale proprio Gianfranco Sganga, uomo di rispetto dell’antica cosca Perna, divenuto – sempre secondo le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia – un “mammasantissima” al quale si doveva baciare la mano. (Gazzetta Del Sud)