Nel primo pomeriggio di ieri, presso la Seconda Sezione Penale della Corte di Appello di Catanzaro, dopo una lunga camera di consiglio, si è registrata, nell’ambito della cd Operazione “Striscia” – furbetti del cartellino – condotta dalla GDF di Scalea, la prima assoluzione con formula piena, perché il fatto non sussiste, in favore della sig.ra Maria Carmela Mariano, terapista presso l’Ospedale di Praia a Mare, originariamente imputata di concorso in truffa aggravata e interruzione di pubblico servizio. Contrariamente alla richiesta di condanna del Procuratore Generale, sono state, invece, interamente accolte le articolate argomentazioni difensive illustrate dai difensori della donna, gli avvocati Francesco Liserre e Giancarlo Mariano del Foro di Paola. La vicenda ha avuto inizio il 28 settembre 2012, allorquando, l’allora Direttore del Distretto Territoriale Praia –Scalea, dell’ASP di Cosenza, presentava un esposto presso gli uffici della Guardia di Finanza di Scalea in cui rappresentava di nutrire dei sospetti in ordine al comportamento tenuto da alcuni dipendenti della sezione distaccata del Distretto ASP di Praia a Mare i quali, a dire dello stesso, non avrebbero rispettato l’orario di servizio ma si sarebbero recati presso la struttura in orari diversi da quelli programmati avvalendosi dei colleghi per timbrare il “badge”. Quest’ultimo chiedeva, pertanto, che fossero effettuati dei controlli al fine di riscontrare quanto dallo stesso ipotizzato. Detto esposto, unitamente a quello pervenuta dal Comando Guardia di Finanza di Cosenza ed afferente la medesima segnalazione, veniva trasmesso dalla PG alla Procura di Paola. L’attività di indagine si articolava nell’ acquisizione della documentazione prodotta dal denunciante e nell’effettuazione di circa 10.000 videoriprese per verificare le relative timbrature dei cartellini successivamente sempre l’allora direttore del distretto ospedaliero alla presenza di personale della GDF procedeva alla visualizzazione dei filmati registrati riconoscendo le persone ivi rappresentati. Successivamente, la signora Mariano, unitamente ad altri 23 coimputati, veniva rinviata a giudizio per i reati di concorso in truffa aggravata e concorso in interruzione di pubblico servizio. Gli avvocati Liserre e Mariano, espletavano complesse indagini difensive che dimostravano, agevolmente, l’effettiva presenza della loro assistita sui luoghi di lavoro e, pertanto, l’assoluta insussistenza dei reati contestati, indipendentemente dalle asserite irregolarità amministrative delle timbrature dei cartellini marcatempo. Inoltre, i difensori dell’imputata, evidenziavano, con un’articolata memoria difensiva, l’incompletezza delle indagini della Procura che, attestandosi su dati meramente ipotetici e congetturali, difettavano dei necessari riscontri finalizzati alla doverosa dimostrazione, al di là di ogni ragionevole dubbio, dell’effettiva assenza, della propria assistita, dai luoghi di lavoro; necessario presupposto per la configurabilità del reato di concorso in truffa aggravata. La signora Mariano, da sempre forte della sua assoluta innocenza, a mezzo degli avvocati Liserre e Mariano chiedeva, diversamente dagli altri 23 imputati che sceglievano il rito ordinario, di essere giudicata, dal GUP di Paola, con rito abbreviato. A seguito di tale giudizio, la stessa veniva assolta dal reato di interruzione di pubblico servizio e condannata, tuttavia, alla pena di mesi due, giorni venti di reclusione ed euro 80,00 di multa, previa riqualificazione dell’originaria contestazione di truffa aggravata in tentativo di truffa semplice. Ieri, dopo una lunga camera di consiglio, la Corte di Appello di Catanzaro, accogliendo pienamente le tesi difensive degli avvocati Liserre e Mariano, ha assolto Maria Carmela Mariano, anche dal reato di truffa, perché il fatto non sussiste, ai sensi del primo comma dell’art. 530 del codice di rito. Dopo un tormentato stillicidio, giudiziario e mediatico, durato diversi anni, un’onesta e irreprensibile lavoratrice ha ottenuto la tanta agognata e meritata Giustizia.