E’ l’esito del verdetto emesso dal Tribunale di Castrovillari in composizione collegiale (Presidente Grimaldi, giudici a latere Marrazzo e Martino) che scagiona G. N., difeso dall’avvocato Giuseppe Tagliaferro, poiché il fatto non sussiste.

L’iter giudiziario

L’iniziale indagato nel 2016 è accusato di violenza sessuale continuata nei confronti della moglie, che si costituisce parte civile nel relativo processo instaurato davanti al Tribunale Collegiale Penale di Castrovillari. Completata l’istruttoria dibattimentale, che ha fatto registrare l’esame del maresciallo dei carabinieri E.C. e di altri testi, in sede di discussioni finali, la difesa di G.N., rappresentata dall’avvocato Tagliaferro, chiede l’assoluzione dell’imputato per non aver commesso il fatto.

La ricostruzione dei fatti

Tutto ha origine da una querela presentata dalla donna presso la stazione dei carabinieri di Mirto-Crosia nel mese di ottobre del 2014, con la quale accusa l’ex coniuge di reiterati episodi di violenza sessuale. La medesima durante il suo esame in sede dibattimentale dichiara di aver contratto il matrimonio con l’imputato nel 1993. I due mettono al mondo tre figli. Un matrimonio difficile, reso tale dalla gelosia dell’imputato.

Dalla denuncia emerge inoltre come nonostante non vi fosse armonia nella coppia il marito pretendesse di consumare rapporti sessuali. La presunta vittima dichiara che, dopo la separazione, i due si riconciliano, ritornando a vivere presso la residenza dell’imputato nell’agosto del 2014, ma questi – secondo la dichiarante – continua ad avere atteggiamenti offensivi nei suoi confronti e soprattutto pretende da subito di avere rapporti sessuali, senza consentirle di adattarsi alla ripresa della vita coniugale. La donna tuttavia cede alle richieste del marito. Che, anche in futuro, continua a chiedere di avere rapporti sessuali. E’ in questo contesto che matura l’ipotesi accusatoria di violenza sessuale per ben due volte la donna descrive le modalità di tali episodi, durante i quali asserisce di essersi anche sentita male, e di essere stata successivamente cacciata da casa, impedita dal marito dal fare rientro nell’abitazione.

La stessa, su domande della difesa dell’imputato e di documentazione costituita da una lettera autografa della medesima, rinvenuta dal marito, ammette di avere avuto una relazione extraconiugale, tuttavia breve e che, all’epoca dei denunciati episodi di violenza, non sussisteva più. Ma la difesa dell’imputato, secondo quanto motivato in sentenza, dimostra che la relazione non era affatto breve e che era proseguita anche dopo la riconciliazione, sostenendo l’inattendibilità e le contraddizioni delle dichiarazioni rese dalla persona offesa, chiedendo quindi l’assoluzione dell’imputato.

 

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