Gentile redazione,

sono Armando De Vuono, dipendente di Ecologia Oggi Spa, assunto come categoria protetta con la legge riservata agli invalidi civili (legge 68/1999) con mansione di fattorino di terzo livello A. Data di assunzione 3 marzo 2010. Le scrivo per raccontare a Lei, e a tutti i suoi lettori, quello che mi sta succedendo all’interno dell’azienda.

Dopo sette anni di servizio, nel settembre del 2017, iniziano i miei problemi: l’azienda decide di sottopormi a visita aziendale presso la dottoressa Maria Pagliaro la quale, non curante dei motivi della mia assunzione come invalido civile, mi riteneva idoneo alla mansione di operatore ecologico (spazzamento). Una mansione che io, per le mie acclarate condizioni fisiche, non posso proprio svolgere. Infatti il giudizio di idoneità, espresso dal medico aziendale, fu subito sconfessato quando, il 12 ottobre del 2017, presso il collegio medico di Serra Spiga, mi sottoposi a nuova visita medica. E ancora una volta i medici dell’Asl mi dichiararono inidoneo al servizio di operatore ecologico. Fui così trasferito dall’ufficio di Via Popilia, dove ho sempre svolto mansione di centralinista, all’isola ecologica di via Baccelli, sempre come centralinista e compilazione e registrazioni dati utenti cartaceo. Sembrava tutto finito, ma a qualcuno a cui evidentemente la mia posizione lavorativa da fastidio, non si arrende e ordina un’altra visita.

Così, a distanza di 6 mesi, mi ritrovavo di nuovo a visita medico aziendale presso il dottor Colica. E anche questa volta, per l’azienda e il medico, risultavo idoneo alla mansione di operatore ecologico. Anche a questa nuova decisione mi opposi, ritornando ancora a visita medica presso l’Asp di Serra Spiga, il 27 settembre 2018. E il verdetto dei medici fu: Il De Vuono non può svolgere attività lavorative fuori dal ruolo per il quale è stato assunto. Deve fare il fattorino, e non l’operatore ecologico.

Rientrato al lavoro non passa tempo che l’azienda ritorna all’attacco ordinandomi di sottopormi all’ennesima visita aziendale, e sono tre. A visitarmi di nuovo il dottor Colica, lo stesso che pochi mesi prima aveva dichiarato, per conto dell’azienda, la mia idoneità alle mansioni di spazzamento, ovvero passare dal centralino a spazzare le strade. Lavoro che farei tranquillamente, se solo il mio stato di salute me lo permettesse. Questa volta, però, a differenza della volta scorsa, il dottor Colica conferma la mia invalidità, e la mia inidoneità ad altre mansioni diverse da quelle di fattorino. Ancora una volta i medici comunicano all’azienda che il cambio di mansione per il De Vuono è impraticabile. Tutto finito, vuoi direte. Per niente! Infatti non passano due giorni dall’emissione del certificato medico che l’azienda decide di mandarmi in ferie, dal 23 ottobre al 7 novembre 2018.

Durante il periodo di ferie, non avendo ricevuto nessun ordine di servizio da parte dell’azienda, chiedo al mio sindacalista Pierfrancesco Lincol (Fiadel  dove mi devo presentare al rientro dalle ferie. Lo stesso mi dice di aver ricevuto una mail dall’azienda, giorno 7 novembre 2018, dove mi comunicavano, con ordine di servizio firmato dalla dottoressa Rita Rachele Scalise (direttore generale del cantiere di Cosenza) che ero stato assegnato nuovamente alla mansione di operatore ecologico (spazzamento), non tenendo conto, ancora una volta, in questa assegnazione di nuovo ruolo, della certificazione medica che attesta la mia invalidità civile (danni permanenti alle ossa), e di una sentenza del tribunale di Cosenza che attesta un’altra mia invalidità lavorativa.

A questo punto, e dopo ben tre visite, chiedo che venga rispettata la sentenza, sia del Tribunale, che quella delll’Asp, ma soprattutto chiedo all’azienda di rispettare la mia dignità di uomo e di lavoratore. E chiedo anche alla pubblica amministrazione, nella persona del sindaco Occhiuto, un suo diretto intervento per meglio capire le ragioni di tanto accanimento verso la mia persona. Ci tengo a specificare che ho sempre svolto il mio lavoro al meglio e con professionalità.

Concludo dicendo che questa situazione, che assomiglia molto al mobbing,  mi ha creato non pochi problemi ed è per questo che ho deciso di rivolgermi, a mia tutela, anche alla procura della Repubblica.

Armando De Vuono