Fonte: Gazzetta del sud edizione online


La cocaina la prendevano dai cosentini e spesso la barattavano con la marijuana. Era un patto fondato sulla droga – oltre che sull’impiego dei soldi per praticare l’usura – quello che legava il clan bruzio di Francesco Patitucci – attraverso il suo braccio destro (promosso reggente e successivamente collaboratore di giustizia) Roberto Porcaro – e i componenti della ’ndrina Calabria-Tundis egemone nei territori di Paola, San Lucido, Torremezzo, Fiumefreddo, Longobardi fino ai confini col territorio di Amantea. Gli esponenti del sodalizio del Basso Tirreno avevano una sorta di monopolio della marijuana. Nel corso delle indagini – che hanno corroborato l’inchiesta, denominata “Affari di famiglia”, della Dda di Catanzaro – i carabinieri del Comando provinciale hanno documentato non solo l’acquisto di una considerevole partita di marijuana, ma anche lo scambio, avvenuto a Cosenza, tra la cosiddetta “erba” del Tirreno e la cocaina del clan Patitucci-Porcaro, e infine diversi episodi di spaccio degli stupefacenti.
Trenta chilogrammi di marijuana in un sol botto. L’acquisto dell’erba a Fuscaldo è uno dei capitoli più interessanti – oltre che inquietanti per ciò che comporterà l’immissione della sostanza sul mercato – dell’indagine della Dda che, l’altro ieri, ha portato alla notifica di trentasette misure cautelari su un totale di quarantasei indagati.