Di Saverio Di Giorno

È il Csm di Palamara che vuole spostare Facciolla. E questa è una guerra senza buoni né cattivi. L’inchiesta di Report del 9 dicembre ’19, intitolata “L’affaire Csm”, ha riaperto e meglio puntato i riflettori su quel groviglio di potere che è divenuto il Csm. Si era già provato a sbrogliare la matassa in un articolo (bisogna ammetterlo) forse troppo prematuro, troppo trionfalistico.
Nello scritto in questione – “Gratteri non è De Magistris” – si partiva dallo scandalo Palamara per sottolineare il fatto che a differenza che nell’epoca di De Magistris i rapporti di potere si sono ribaltati e sarebbero a favore di Gratteri che quindi potrebbe portare a termine le inchieste aperte su tutta una parte di politici e imprenditori calabresi. Lo scandalo Palamara forse si sarebbe tirato giù quella parte di magistratura che finora ha coperto di tutto. I problemi sono due: il trojan e Renzi.
Sarà bene riprendere in cosa consiste lo scandalo; in buona sostanza ci sarebbero una serie di avvocati e persone influenti che avrebbero fatto pressioni sul Csm per evitare che nelle procure si insediassero magistrati troppo scomodi. Bisogna usare tanti condizionali perché le intercettazioni sono state ottenute con il trojan, un aggeggino cha infetta il cellulare registrando tutte le attività, quindi anche le conversazioni con persone non indagate. Questo le renderebbe inutilizzabili ed è una cosa che gli intervistati da Report si premurano di ripetere in continuazione. Questo è il primo problema. Quello che Report mette a fuoco è la tecnica con cui questo avveniva: gli esposti. Un magistrato non può candidarsi ad un posto in procura se c’è qualche procedimento aperto e questi signori quindi facevano di tutto per dargli risalto e velocizzare le pratiche. Che è tutto dire data la nostra burocrazia farraginosa e geologica.
Ma chi sono questi signori (oltre a Palamara?). C’è Cosimo Ferri, un ex magistrato che tra l’altro secondo alcune fonti sarebbe vicino anche a politici calabresi più o meno noti, ora in Italia Viva, c’è poi, Luca Lotti. Tutti personaggi che ruotano attorno a Matteo Renzi. E questo è il secondo problema. Lui, o meglio, il suo nuovo partito, ha accolto tutti e tutto. Il Fatto ha pubblicato un lungo elenco di figuri con qualche problema di giustizia accolti dall’ex-rottamatore. Ed è divenuto d’un tratto l’ago della bilancia. In Italia Viva ritroviamo ovviamente Lotti, Ferri, ma anche Magorno il quale per tempo ha lasciato Oliverio per farsi fotografare vicino a Gratteri che indagava su di lui e ora approdato con Renzi. Un ottimo fiuto o ottime informazioni.
Se a causa del trojan quelle persone non sono andate via significa che ancora muovono fili e sono di nuovo determinanti dopo la mossa di Renzi. Forse non deve sorprendere che la tecnica usata a Roma vale anche a Castrovillari. Il punto è che tutti hanno scheletri negli armadi, ognuno ha fatto uso dei suoi amici e delle sue conoscenze per portare avanti le inchieste, Facciolla compreso a quanto pare. Chi detiene le chiavi degli armadi detta l’agenda, perché può tirare fuori in qualsiasi momenti vicende magari insulse (come la scorta di Lupacchini), ma che compromettono l’immagine e il lavoro del magistrato. Per questo non ci sono né buoni né cattivi.
Se fosse vero che Renzi e Salvini si sono visti in privato significa che potrebbero mettere per un attimo da parte i duelli e far convergere gli interessi. Ma anche se non fosse vero in Calabria hanno comunque un interesse in comune: far fuori il PD, ma mentre per il Matteo milanese è più semplice, per quello fiorentino è più delicato perché sotto indagine ci sono anche amici suoi come Rocco Borgia un faccendiere che, coincidenza vuole, si trova ovunque c’è di mezzo Renzi. Nei suoi anni di governo ha piazzato uomini in posizione chiave che ancora pesano e non si lasceranno buttare fuori facilmente.
Non ci sono né buoni né cattivi, solo segreti che valgono di più e segreti che valgono di meno. Quelli di Magorno valgono più di quelli della Bossio forse. Quelli di Facciolla meno che quelli di Spagnuolo? Per questo il Csm ha sputtanato prima questo che l’altro che sarebbe comunque indagato.
Sotto alcuni aspetti il partito di Renzi si è dimostrato molto più permeabile della Lega nei territori per i vecchi arnesi della politica. Come una sorta di scialuppa di salvataggio per quelli lasciati fuori dalla Lega. Ma nonostante questo il valore dei segreti corrisponde a quanto valgono loro per cui sarà fondamentale sputtanare gli altri. Ed è triste che questo bailamme di comunicati e fughe di notizie mosso da paura e vendette sia il solo modo per spiare in luoghi altrimenti segreti e sia l’unico spazio che ha la magistratura per muoversi.