L’attendibilità dei pentiti decretata dalla stessa Corte d’Assise di Cosenza pone un serio problema a chi con loro ha avuto a che fare. E non ci riferiamo solo ai malandrini.

La nuova saga dei pentiti cosentini (in riferimento agli ultimi 5/6 anni) iniziata con la famiglia Foggetti fino ad arrivare al pentimento di Daniele Lamanna e Franco Bruzzese, con in mezzo una dozzina e più di altri canterini, ha di fatto permesso alla DDA di smantellare la temibile cosca dei Rango/Bruni/Lamanna/zingari,e i clan a loro collegati, nello specifico, quelli del basso Tirreno cosentino. Del resto se pensiamo alla componente di comando che controllava il clan, ovvero, Rango, Adolfo Foggetti, Daniele e Carlo Lamanna, Franco Bruzzese, solo Carlo Lamanna e Rango non risultano pentiti. Anche nel clan Bruni ci sono state defezioni, a cominciare dalla moglie del defunto Michele Bruni, ed altri picciotti di minore calibro.

Le prime cantate di Adolfo Foggetti hanno permesso agli investigatori di delineare in maniera precisa, l’organigramma del clan “Rango” che allora spadroneggiava in città. Oltre a chiarire definitivamente l’agguato e l’omicidio del povero Luca Bruni. Sulle dichiarazioni di Foggetti c’è gente che sconta ergastoli. Ricordo che le dichiarazione dello stessoFoggetti (i famosi verbali tanto al chilo) non si sono limitate al “racconto criminale” della sua banda, ma ha anche chiamato in causa politici come Occhiuto, Paolini, Greco, Manna,accusandoli di aver comprato voti e di aver stretto patti con il clan. A queste dichiarazioni sono seguite, in termini di importanza, quelle di Daniele Lamanna e Franco Bruzzese. Daniele da quando è scivulatu, gioca a fare quello che voleva chiudere con la malavita al punto che rifiutò, come lui stesso racconta,“l’avanzamento di grado”.

In ogni episodio criminale raccontato, lui è sempre il “buono” della banda. Ma non lo è con il fratello Carlo che descrive come uno spietato e determinato killer, accusandolo anche di omicidio.

Franco Bruzzese ha deciso di saltare il fosso, a detta sua, dopo aver iniziato gli studi in galera. Ha capito che il crimine non paga e vuole riscattarsi. Le sue dichiarazioni, fino ad oggi, sono servite più che altro a supportare le dichiarazioni di Foggetti ed altri. Franco non fa l’animella come Daniele, confessa i suoi reati e chiama in causa decine e decine di persone, che proprio ieri (finalmente!) con gli arresti per la strage di via Popilia, hanno trovato spazio in un’apposita ordinanza. 

E’ chiaro anche a chi non è esperto in cronaca giudiziaria che il vero blitz contro la malandrineria a Cosenza è in preparazione. Perché le dichiarazioni ci sono, le chiamate in correità pure, i riscontri anche, l’attendibilità dei pentiti è stata certificata, non resta altro da fare, agli inquirenti, che passare all’azione.

A questo punto, come succede sempre in terra di Calabria, bisogna capire chi “colpirà” questo blitz. Oltre ai malandrini, toccherà pure alla politica corrotta di cui hanno ampiamente parlato i suddetti pentiti?

L’arrivo di Gratteri alla DDA di Catanzaro ha prodotto un primo risultato che per chi fa informazione è evidente. Non circolano più verbali, e notizie riservate. Non ha mandato avanti l’inchiesta di Lombardo sulla fuga di notizie, ma per lo meno ha bloccato l’emorragia. Quello che circola, spesso arriva, come tutti sanno, da quello strano mondo (senza generalizzare) che è l’avvocatura cosentina. E da qualche giornalista (anche qui senza generalizzare) un po’ più in confidenza con qualche pm o poliziotto della giudiziaria. Le informazioni che circolano, sono per lo più origliate, o confidenze di seconda mano. E in alcuni casi delle vere e proprie polpette avvelenate.

Queste dicono che ad inguaiare seriamente la politica cittadina, ed in particolare Occhiuto, Paolini, Manna, sono le dichiarazioni di quell’angelo di Daniele, e dell’ex duro Franco Bruzzese. Daniele ha raccontato tutto quello che c’era da raccontare sulle sue frequentazioni a palazzo dei Bruzi, mentre Franco ha delineato la spartizione “elettorale” di via Popilia (22.000 abitanti). Si dice che abbia tirato in ballo anche un  assessore del Comune di Cosenza, e diversi consiglieri che su via Popilia hanno il loro bacino di voti.Oltre a chiamare in causa diversi pseudo imprenditori, guarda caso i nomi che si fanno sono quelli che ruotano attorno ai cottimi fiduciari e alle somme urgenze di Potestio, Cucunato e Pecoraro. E per finire il solito codazzo dei soliti noti avvocatoni.

Insomma questa situazione oramai la conoscete tutti e su questo alcuni ci dicono che stiamo giocando la reputazione. Vi abbiamo detto che non bisogna sperare in un intervento da parte della procura di Cosenza, che semmai ci sarà è solo perché costretta, ma vi abbiamo anche detto che in terra di Calabria abitano pure magistrati onesti.

Bene, le spifferate di cui sopra parlano anche di questi magistrati onesti che si stanno adoperando giorno e notte per tirare le conclusioni di questo travagliato lavoro sulla cupola politica/massonica/ mafiosa che governa la città. Del resto è la prima volta che qualche onesto magistrato si occupa di Cosenza rimasta, da un punto di vista giudiziario, un’isola felice. Le resistenze e i boicottaggi vanno messi in conto. E i tentativi di delegittimazione di alcune inchieste non sono mancati. Alcuni provenienti proprio dall’interno della DDA di Catanzaro (vedi diatriba Luberto/Bruni). E questo ha allungato i tempi. Tempi che sono stati rallentati dai tanti episodi che in questi ultimi mesi sono venuti a galla. Caso Barbieri, caso Cirò. Il primo ha già raccontato come funzionavano gli appalti a Cosenza e provincia, e pare che il secondo abbia già iniziato, anche lui, a “raccontare”. Se così è gli elementi non mancano certo, e sono anche di prima mano. Questa volta niente finirà aru riscuardu.

GdD fonte ed articolo su Iacchitè.com