“Ci siamo stretti la mano, mi ha detto: entro 15 giorni io ti farò scarcerare”. E così è stato: “Al quindicesimo giorno, alle 13 e qualcosa, la telefonata dell’avvocato Staiano come se fosse che il discorso era già fatto. Praticamente io uscii dal carcere… gli ho dovuto dare i soldi subito subito. L’avvocato Staiano mi disse che con quella cifra stavo tranquillo, con quei soldi stavo tranquillo”. Il 4 aprile 2019, il pentito Andrea Mantella si trova davanti ai pm di Salerno che stavano indagando sul giudice Marco Petrini, arrestato nelle scorse settimane con l’accusa di corruzione. L’ex killer e capo del clan Lo Bianco di Vibo Valentia si trova nella stanza dei sostituti della Dda Vincenzo Senatore e Silvio Marco Guarriello. Ai due pm spiega come la ‘ndrangheta ha aggiustato processi in Calabria: “Nel mio episodio, tutti i miei episodi sono stati denaro contante”. Il sistema, però, prevedeva anche “altre utilità”. A spiegare quali è lo stesso Mantella, boss “con la seconda elementare”, ma dotato di evidenti capacità di sintesi: “Qualche Cartier, qualche Rolex, qualcosa e alla fine…un po’ di pazienza e ce la fai ad uscire dal carcere”. Tra il pentito e i magistrati c’è una scrivania con sopra sette fascicoli che si riferiscono ad altrettante indagini che la Procura di Salerno sta conducendo, per competenza, nei confronti di magistrati del distretto di Catanzaro. Alcuni di quei fascicoli, cinque per l’esattezza, sono inchieste su giudici o pubblici ministeri calabresi già iscritti nel registro degli indagati. Le altre due inchieste sono, invece, a modello 45, quello su atti che non costituiscono una notizia di reato. Se gli accertamenti delegati alla polizia giudiziaria dovessero fornire elementi a riscontro, i pm Senatore e Guarriello potrebbero decidere di trasformare i due fascicoli contro ignoti e iscriverli a modello 21 dando un nome agli indagati.

MANTELLA ALL’AVVOCATO: “LA PORSCHE O SOLDI LIQUIDI?” – Il pentito non riporta solo discorsi ascoltati in carcere. No: anche Mantella ha beneficiato personalmente di quel tipo di “aiuti”. Ai pm di Salerno, parla del suo tentativo di uscire dalla clinica psichiatrica Villa Verde, dove stava scontando la sua pena: “Dovevo fare dei passaggi di droga… un affare grosso. Ero pronto a tutto… Gli ho detto ‘avvocato io gli do subito una Porsche’. Dice: ‘Quanto vale sta Porsche? Io gli dissi 65-70mila euro’. ‘Se io li vorrei (volessi, ndr) liquidi questi soldi, tu ce li hai?’. ‘Come no, ce l’ho e ci siamo stretti la mano’….Ho dato 65-70mila euro liquidi all’avvocato Staiano”. Ed è a questo punto del verbale che il pentito Mantella, rispondendo alle domande dei pm, fa i nomi di alcuni magistrati. Una premessa è d’obbligo: si tratta di giudici che non risultano indagati. Vengono comunque citati nelle carte depositate dalla Procura di Salerno nel fascicolo sul giudice Marco Petrini. Saranno gli accertamenti disposti dai pm campani a stabilire se le accuse del pentito sono false – e quindi Mantella va messo sotto inchiesta per calunnia – o se, invece, hanno un fondamento. “L’avvocato Staiano – afferma il collaboratore di giustizia – vantava l’amicizia con il dottore Battaglia e con la dottoressa Rinaudo, e un pochettino cercava di addolcire la Marchianò…”. Tutti e tre sono magistrati che lavorano o hanno lavorato a Catanzaro e per i quali, oltre alle dichiarazioni del pentito, non c’è alcuna accusa agli atti dell’inchiesta Genesi contro il giudice Petrini. Non ci sono elementi, infatti, per pensare che siano coinvolti in storie di questo tipo. Per capire i contorni della vicenda e consentire a Mantella di essere più esplicito, i pm cercano di insinuare il dubbio che l’avvocato Staiano potesse avere millantato l’amicizia con i giudici per accreditarsi agli occhi del boss di Vibo Valentia. “A me – chiarisce il pentito – la frase corrompere non me l’ha detta mai. Mi ha detto ‘tu mi devi dare questi soldi e stai tranquillo’. Ma mica siamo bambini… io i soldi, come sono rimasto con lui, glieli ho dati dopo il provvedimento di scarcerazione”.

TRENTA MILA EURO AL COMMERCIALISTA PER GLI ARRESTI DOMICILIARI – Mantella non badava a spese quando si trattava di uscire dal carcere: “Nel settembre 2006, ho dovuto pagare, dare 30mila euro a Scrugli Francesco (il suo ex braccio destro, ndr) perché io ero in carcere per l’operazione ‘Asterix’”. Questa storia il collaboratore l’ha già raccontata ai pm di Catanzaro e la ripete ai sostituti della Dda di Salerno: “Scrugli va da Daffinà”. Antonino Daffinà è uno dei candidati alle elezioni regionali del 26 gennaio scorso nella lista di Forza Italia: “Daffinà commercialista di Vibo anche lui legato a rapporti della massoneria deviata con Pantaleone Mancuso ‘Vetrinetta‘ (boss defunto nel 2015), per dire siccome hanno una parentela tra Antonino Daffinà e il dottore Giancarlo Bianchi”. Anche il magistrato Bianchi, quindi, viene tirato in ballo dal pentito Mantella che però non riporta fatti vissuti personalmente ma riferisce una circostanza che gli è stata raccontata da un altro soggetto, Francesco Scrugli: quest’ultimo non potrà mai confermarla perché è stato ucciso nel 2012. “Io non mi aspettavo neanche questa detenzione… – aggiunge il collaboratore – scendo a colloquio quella mattina, a fare colloquio tranquillamente, i miei familiari hanno detto: ‘Stai uscendo… ti hanno dato gli arresti domiciliari’. Cosa che io neanche sapevo. Una volta fuori, Francesco Scrugli che era il mio braccio destro mi dice: ‘Andrea dobbiamo… mi devi dare 30mila euro perché io li ho dati a Tonino Daffinà per farti ottenere questi arresti domiciliari”.

IL GIUDICE MARCO PETRINI? “UN MASSONE CON LA GONNELLA” – La definizione che il pentito fa del giudice Petrini invece è abbastanza netta: “È un massone con la gonnella, sempre questo mi hanno detto”. Il magistrato aveva anche un altro soprannome: “In gergo – dice il pentito – lo chiamano ‘il bolognese”. Per “addolcire” il giudice arrestato e addomesticare i suoi processi, il sistema era lo stesso: “Petrini mangia come un porco. – mette a verbale Mantella – Accetta i cash. Petrini è un che mangia…soldi, orologi, vantaggi, macchine a noleggio, ristoranti, alberghi, campeggi, villaggi turistici”. Anche prostitute? “Adesso vengono chiamate hostess” aggiunge il pentito secondo cui Petrini “ha tendenze nella massoneria deviata” e “gradiva avere qualche regalo in cambio di ammazzare sentenze”.

Fonte Il fatto Quotidiano