Di Antonello Troya

Un incontro di cui se ne poteva fare decisamente a meno. Se non fosse solo per richiamare l’attenzione su un grave fatto di cronaca che ha segnato una intera comunità. Ma l’attenzione c’è e non poteva essere di meno visto che le indagini non si sono mai fermate. La morte di Aneliya Dimova sembra essere diventata l’occasione per mostrare interesse verso una società malata, viziata da usura, ludopatia, violenza e minacce. E i presenti all’incontro di ieri sera al museo del mare hanno mostrato che se una comunità vuole, sa reagire. O meglio potrebbe. Potrebbe perché l’unità pastorale locale avrebbe dovuto esprimere prima il proprio pensiero. E non trasformando un evento eccezionale e violento per mostrare di essere presente. Non ce n’è bisogno. “Nulla questio” sul messaggio pastorale che ne è venuto fuori. Forse un po’ in ritardo, organizzando un incontro per mostrare che la istituzione ecclesiastica c’è e per mostrare a qualcuno che si sbagliava. Ma va bene così, molto meglio: il pastore lascia il gregge per cercare la pecorella che si è persa. E questo i parroci di Belvedere lo sanno.

Ma qualche parolina la gente di Belvedere l’avrebbe voluta sentire prima, quando a dieci metri dall’uscio di una chiesta veniva consumato uno dei delitti più atroci registrato sino ad ora. Ieri si è cercato di fare luce su questo. Il vescovo, annunciato sui manifesti, non c’era.

Così come la presenza degli investigatori che hanno permesso al presunto omicida di stare dietro le sbarre da legge come un atto di cortesia. Nulla di più, anche perché chi si aspettava qualche indiscrezione sulle indagini è rimasto deluso.

Sala piena, non c’è che dire: forse dettata più dalla curiosità che altro. Dal sindaco Cascini un richiamo a rivolgersi alle forze dell’ordine in ogni momento. Quando la forze di reagire viene meno, c’è sempre l’Arma a dare una mano. Così come da parte della chiesa la speranza che alla donna sia dato l’ultimo saluto. Ma Belvedere ha anche bisogno d’altro: di una coralità di intenti che spieghino che la violenza, l’odio, i ricatti non portano a nulla. Se non a generare altro odio.