Le vicende locali degli ultimi mesi hanno decretato la profonda crisi politica in cui versa l’amministrazione Perrotta e comincia ad essere sempre più ricorrente la domanda sulla reale utilità di un mantenersi in carica essenzialmente fine a se stesso.

Il fatto di maggior rilievo politico è dato dalla roboante dissoluzione di Scalea Europea, che era un po’ il partito politico di riferimento del sindaco e che, nel giro di pochi giorni, ha registrato le defezioni, talvolta apertamente polemiche, delle sue figure più rappresentative, senza le quali – al di là dei proclami – l’associazione non è più la stessa. Una presa di distanza pesantissima, che va ad aggiungersi a quelle altrettanto pesanti di tantissimi tra ex candidati e sostenitori di questa maggioranza, per un dissenso complessivo che – se ci fosse politica – dovrebbe indurre gli amministratori a serie valutazioni sulla propria attuale legittimazione politica a rimanere alla guida della città.

Sul piano politico un grande rilievo assume, poi, il risultato delle elezioni provinciali, in relazione alle quali la candidatura del sindaco di Scalea ha registrato defezioni sia esterne che interne alla sua stessa maggioranza, con dinamiche che dovrebbero molto far riflettere su tante cose, a cominciare dalla opportunità o dalla maturità di tale candidatura.

In generale, è a tutti evidente che la stessa maggioranza ha smesso di seguire i sogni e i disegni del sindaco il quale, per altri versi, non sempre si è segnalato per particolare empatia coi vari funzionari e responsabili dei servizi, con conseguente disarticolazione ed approssimazione dell’intera azione amministrativa, che non riesce ad esprimere idee apprezzabili né in generale, né nel particolare. Tra consiglieri ed assessori, al di là di qualche uscita di rappresentanza, non sembrano regnare né unità di intenti, né l’intraprendenza o il dinamismo consono alle esigenze della città, senza contare le evidenti defezioni, come quella dell’assessore al bilancio che non si è presentato in Consiglio a relazionare sulle variazioni di bilancio, determinando la necessità di far intervenire un funzionario.

In tutto questo, la città continua a soffrire la mancanza di qualsivoglia politica attiva o propositiva, mentre sembrano abbondare soltanto le imposizioni tributarie e regolamentari e le misure di repressione. Solo per citare le mancanze più recenti, le festività natalizie non sono state neanche annunciate dalle consuete luminarie, cosa che in passato – grazie alle associazioni – non era mancata neanche negli anni bui del commissariamento. Le attività delle associazioni scaleote risultano a più riprese mortificate, mentre le attività commerciali subiscono in silenzio il declino di vitalità in favore dei paesi vicini, conseguenza di politiche turistiche e commerciali inesistenti. E poi i persistenti problemi delle strade dissestate, dell’incuria generale, dell’acqua che continua indisturbata a ristagnare davanti alle scuole, delle condotte idriche colabrodo… Nulla di nulla in tutti i settori, se non nei servizi già rodati e ben condotti a prescindere dall’amministrazione. E come se non bastasse, dopo tanti anni il Consiglio comunale non si è potuto tenere nella nostra aula consiliare perché il tetto faceva acqua. Molto male per una città che fino a pochi anni fa era l’avanguardia e il punto di riferimento in tutti i settori.

Insomma, al di là degli aspetti più estremi, siamo nel bel mezzo di una crisi politico-amministrativa in piena regola, senza spunti di ripresa né sul piano interno, né sulle politiche utili alla collettività.
In questa situazione ci appare, dunque, quantomeno lecito, se non doveroso, domandarsi se e per quale ragione si debba andare avanti in questa maniera e, soprattutto, se c’è un motivo per il quale la città di Scalea debba necessariamente continuare a sopportare tutto questo.

Gruppo “Per Scalea”.