PAOLA- C’è un fattore allarmante che ha contraddistinto le ultime due legislature del comune di Paola, quella di Roberto Perrotta e quella di Giovanni Politano: i dissidi interni. Le liti, le incomprensioni, i salti della quaglia e i cambi di casacca. La Politica Paolana negli ultimi otto anni e mezzo probabilmente non ha mostrato il meglio di sé, e la percentuale di cittadini delusi da una politica autoreferenziale ed accentratrice aumenta di giorno in giorno.

L’ex sindaco Roberto Perrotta era riuscito a concludere il mandato elettorale, ma tutti ricorderanno le difficoltà dell’ultimo scorcio di legislatura, quando venne meno il sostegno del Partito Democratico di Graziano Di Natale. A nulla valse l’elezione a presidente del consiglio comunale di Maria Pia Serranò, eletta all’inizio tra le fila della minoranza con Basilio Ferrari. Nel mezzo, in tanti ricorderanno le travagliate vicende politiche che hanno segnato gli addi degli assessori Cassano e De Cesare.

Un assetto di giunta più volte mutato. Consigli comunali senza numeri, senza una maggioranza ed una «guerra fredda» tra Perrotta e Di Natale che segnò un’epoca: Quella dell’asse Socialista-PD che aveva sconfitto l’allora coalizione uscente di centrodestra.

La recente legislatura di Giovanni Politano per molti versi è stata addirittura peggiore della precedente. L’asse civica di Grande Paola e la migliore Calabria, al secolo Fratelli D’Italia e Partito Democratico, hanno consentito al leader di «Insieme», insieme (scusate il gioco di parole) al gruppo Morrone (Serpa-Logatto) di avere la meglio al ballottaggio su Emira Ciodaro, sostenuta anche dall’ex sindaco Perrotta. Una serie di riposizionamenti politici che aveva premiato in ogni caso Politano, che festeggiava al suono di «Una nuova era».

La nuova era però, è durata ben poco. Di Natale ha rotto quasi da subito, prima con Politano, poi con tutti e tre i consiglieri comunali (Minervino, Città e Vilardi).

L’ex consigliere regionale però per alcuni versi, ha anticipato quanto poi avvenuto progressivamente, con l’addio dello Stesso Vilardi, di Minervino, e infine di Sandra Serpa, la nona firmataria della sfiducia al sindaco forzista. La situazione politica era simile a quella della legislatura passata. In molti contestavano l’accentramento di potere, mentre gli assessori saltavano come birilli.

Sotto accusa è la politica paolana, al netto di qualche sporadico caso, incapace di rinnovare, di unire e di programmare. Il civismo ed il cinismo politico la fanno da padrone, dove ormai dirigenti di partito e portatori di voti si incontrano solo per stilare liste a vincere. Le cosiddette coalizioni di big, che si sgretolano man mano lungo il duro tragitto, quando la politica è amministrativa, ed è chiamata a dare risposte ai cittadini. Risposte che tardano ad arrivare, malumori che aumentano, ed i soliti noti già pronti a muovere pedine su di uno scacchiere sempre più immaginario e lontano dalla realtà.

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