Viviamo in una società in cui le dita sfiorano più cellulari che volti. La nostra voce si è sostituita a whatsapp. Non si comunica se non con un oggetto informatico davanti. Triste realtà. Un’ evidenza priva di valori, piena di vuoto, piatta virtualmente. Ad oggi, non è raro trovare un gruppo di bambini decenni che invece di giocare liberamente all’ aperto, si rinchiudono dentro quattro mura assieme a videogiochi, cellulari, tablet, PlayStation, televisione e chi più ne ha, più ne metta. Non si può crescere bene in questo modo. I neuroni non vengono per niente sollecitati nell’ affrontare nuove esperienze, nuove emozioni, diverse paure e diversi ragionamenti. Fra un po’ ci trasformiamo in Super Mario, e magari i più ribelli, daranno vita a Goku o Vegeta per trovare le sette sfere del Drago, la mania dell’ acchiappa Pikachu già c’ è stata, l’ anno scorso, ormai è fuori moda. Gli incontri non sono più reali, sono soltanto virtuali, gli occhi li vedi solo per schermo. Ci capiamo sempre meno, è questo il punto. L’ invenzione di messenger, whatsapp e tanti altri, da una parte senza alcun dubbio hanno la loro positività, ma dall’ altra non hanno fatto che peggiorare le cose, condannandoci ad una mania telefonica, non a caso infatti se non abbiamo con noi il nostro cellulare, ci sentiamo persi, smarriti. Forse però, siamo noi che staiamo per perdere la testa. Come può un oggetto informatico sostituire il cuore di una donna, le braccia di un uomo, gli occhi di un bambino, la stretta di mano di un fratello o di un amico? Mentalmente siamo molto più deboli di quanto pensiamo. Seguiamo la massa, anche quella tecnologica- informatica. Tutto questo però non deve buttare fango sulle nuove tecnologie, sono invenzioni utilissime. Tutto sta nel saperle usare, come ogni cosa del resto. Qualche volta alziamolo lo sguardo dal cellulare. Se camminiamo lungo la strada della vita, perdersi il paesaggio che ci circonda per stare incollati su uno smartphone, è un vero peccato.