Di Martino Ciano (Radio Digiesse)

Non scopriamo nulla di nuovo: tracciamenti, notifiche e tutto ciò che riguarda la burocrazia-Covid19 hanno subito un brusco rallentamento. Gli ingranaggi si sono inceppati.
Chi viene posto in “quarantena” o in “isolamento domiciliare” rischia di dover rimanere in casa più dei canonici 10 o 14 giorni, a seconda del caso. Dalle segnalazioni che ci sono giunte, c’è chi è rimasto “chiuso” tra quattro mura anche 25, 27 giorni.
Il problema è nel tour che ogni documento deve fare.
L’ultimo caso che ci è stato raccontato riguarda un uomo di Tortora, risultato positivo a un tampone antigenico. Dopo dieci giorni in quarantena domiciliare, come da prassi, si è sottoposto al tampone molecolare il cui esito è stato negativo.
Di qui, inizia un’altra odissea quella riguardante la trasmissione del risultato dagli uffici sanitari a quelli comunali, questi ultimi infatti hanno le mani legate e non possono procedere alla “liberazione” del soggetto in quarantena o in isolamento finché l’esito non arriva.
Dopo varie peripezie e insistenze, come quasi 30 telefonate senza risposta per tre giorni consecutivi agli uffici Asp, tutto si è risolto: l’uomo è ritornato in libertà dopo 21 giorni. Ma non bisogna dimenticare che a subire gli effetti delle lungaggini sono anche i “contatti stretti”.
E ci domandiamo, perché?