Avverto, in un fragoroso silenzio, il dovere di intervenire, come consigliere comunale e come capogruppo del gruppo consiliare “Per Scalea”, per una breve riflessione.
Ancora una volta, Scalea è costretta ad assistere, inerme, alla sua distruzione mediatica, mediante una certa incidenza nelle valutazioni di politica locale, se non altro per il coinvolgimento in prima persona di tre ex sindaci in altrettanti procedimenti giudiziari, benché il primo sia stato, in realtà, condannato per reati comuni e quelli oggetto di accertamento, per gli ultimi due, non abbiano alcun riferimento alla loro attività di amministratori comunali.
Le imputazioni, infatti, non fanno alcun riferimento né a fenomeni di criminalità organizzata, né all’amministrazione del Comune, eppure, su di esse, si completa la delegittimazione della politica locale di questi anni.
La mia riflessione non riguarda, naturalmente, i procedimenti in sé – per i quali sono impegnati magistrati e avvocati, il cui lavoro merita rispetto e non certo ingerenze esterne – ma gli aspetti che coinvolgono la città nel suo tessuto sociale, nelle sue componenti produttive, nella sua interezza.
Scalea, in passato, aveva raggiunto livelli di avanguardia in tutti i settori: aviosuperficie, porto e collegamento con l’autostrada; la prima ad avere lo stadio col manto in sintetico, la piscina comunale, l’isola pedonale alla maniera delle grandi città; ad istituire il PSC, il piano spiagge, il piano colori, la carta di identità elettronica.
Per quanto molti di questi risultati abbiano raccolto e raccolgano ancora manifestazioni di contrarietà o abbiano perso valore col naufragare della politica che li ha determinati, è innegabile che costituissero, al tempo, elementi di crescita e affermazione della città, così come è innegabile che la mancata realizzazioni delle grandi opere abbia, poi, comportato, inevitabilmente, uno spostamento di opportunità di sviluppo, con evidente incidenza sulle potenzialità di crescita per le generazioni future.
Indubbiamente anche per colpa della politica locale, che, spesso, si è scoperta debole, divisa ed immatura.
Ma Scalea – e questo è quel che interessa – non è quella che si è voluta e si vuol fare apparire in questi anni o, perlomeno, non è solo quella.
È molto di più.
È, soprattutto, una comunità ricca di persone perbene, di giovani vivi, di operatori laboriosi che hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco e pubblicizzare, anche in nazioni lontane, quello di cui la città è ricca – anche se poteva sembrare poco – con amore, con la fantasia che distingue i suoi uomini, nati affamati, come tutta la gente del Sud, ma felici ed orgogliosi di fare della propria terra la più invidiata, la più amata, la più visitata.
E lo hanno fatto – e lo stanno facendo – anche nei periodi più bui, quelli in cui la città veniva e viene posta all’attenzione mediatica di un’intera nazione, DA SOLI, in quanto NESSUNO è intervenuto in sua difesa, soprattutto coloro che tanto da lei hanno avuto, ma che l’hanno lasciata sola quando sarebbe stata necessaria, invece, una presa di posizione.
Se, poi, vogliamo definirlo, come accade di leggere, un paese di corrotti e corruttori allora è uguale a tanti altri – però, non altrettanto e ripetutamente attenzionati dai media – laddove, invece, i romanzi criminali hanno ben altra fattezza, arrivando a depredare anche ingenti risorse pubbliche, quelle che avrebbero potuto, ad esempio, essere destinate a risolvere i problemi della sanità.
Ecco se uguale spazio fosse stato dedicato, ieri, ad un’analisi seria sui problemi che incidono sulla salute delle nostre comunità, investendo, con la stessa ripetuta attenzione chi di competenza alla loro risoluzione, forse oggi avremmo una sanità migliore, nelle esistenti strutture territoriali e non saremmo costretti a girovagare, per decine e decine di chilometri anche per curare una semplice frattura.
Scalea e i suoi abitanti meritano rispetto.
Le ultime elezioni hanno visto, nelle tre liste, la presenza di tante belle figure, in molti casi novità per la politica locale, che vi si sono avvicinate con entusiasmo, tutte persone per bene, soprattutto, tra loro, nessun sodale di alcuno.
Se è vero che l’esperienza insegna, mi auguro che la lezione di questi ultimi dieci anni di vita cittadina porti, senz’altro, alla consapevolezza di quanto sia indispensabile riuscire a rendere forte e matura la nostra politica – al di là delle appartenenze e delle naturali schermaglie dialettiche – perché sia realmente capace di perseguire il bene collettivo e sappia riprendere il corso di un progresso senza il quale le generazioni future avranno poche speranze di continuare a vivere in questa città.

Angelo Paraviti