“Nella Calabria di metà Cinquecento, una regione dove regnava il malcostume ed era diffuso il virus dell’eresia, la Chiesa delegò l’opera di correzione ai Gesuiti. Rispetto ad altri Ordini monastici, la ricerca sui Gesuiti in Calabria ha stentato a decollare e, al Collegio di Amantea, sono state dedicate poche pagine. Questo studio tenta di aprire un’altra finestra sulla storia dei Gesuiti di Amantea e far emergere, attraverso l’utilizzo delle fonti notarili dell’Archivio di Stato di Cosenza, la vita materiale e particolari inediti di questa breve ma significativa vicenda religiosa. Dai documenti esaminati è venuto fuori un Collegio “nuovo”. Una comunità animata da mille propositi e pienamente inserita nel contesto cittadino e nelle sue problematiche, nella vita politica, nelle strategie economiche e in continuo contatto con i fedeli, beneficiari della loro attività spirituale ed educativa.”
Il complesso monastico si avviò ad un inesorabile declino divenendo prima luogo d’accoglienza di poveri e successivamente struttura carceraria da metà ‘800 fino agli anni ’60 del ‘900.
Per oltre mezzo secolo è versato in condizioni di abbandono.
Nel 2010 è stato attivato un finanziamento comunitario per salvaguardarne la struttura ormai pericolante. In una prima fase dei lavori si è provveduto allo svuotamento di quanto nei locali era stato accumulato. Al momento l’edificio risulta essere totalmente avvolta da impalcatura metallica che ne garantisce la stabilità in attesa di ulteriori finanziamenti per il completo recupero finalizzato ad una accettabile fruizione.
Il convento può essere visionato esternamente dal ponte metallico sul torrente Catocastro; si può arrivare fino all’ingresso salendo dalla scalinata di fronte al palazzo delle Clarisse.
Un vero peccato per un importante porto come Amantea”
Simone Vairo