Sono necessarie politiche economiche più incisive per un reale risanamento delle casse del Comune di Paola,
che tengano conto della complessità della macchina comunale e prevedano una riforma organica dei servizi.
Il consuntivo è stato approvato nei giorni scorsi dal Consiglio. Si tratta di un documento cardine per capire lo
stato di salute dell’ente e sottopone il Consiglio, la politica, ad un esame. Non è soltanto l’approvazione di
entrate e spese. L’obiettivo? In un prossimo futuro, mi piacerebbe – concretamente parlando – che non si discuta
più di dissesto finanziario, di disavanzo e di debiti, ma che si possa parlare di un Comune risanato, di un
Comune attivo, di un ente capace di produrre e di agire concretamente a favore dei cittadini, di non reprimerli
con tassazioni esagerate. Questo potrebbe essere un elemento positivo.
Il bilancio oltre ad essere in equilibrio deve essere armonizzato, deve essere coerente, deve essere attendibile
dal punto di vista contabile ma principalmente rispondere a principi di verità. I conti oggi non sono in ordine.
Non è una critica. Piuttosto una constatazione che dovrebbe servire da sprono per fare meglio, continuare per
la strada del risanamento con caparbietà e soluzioni lungimiranti. Per prima cosa occorre rimuovere gli elementi
che già dieci anni fa hanno spinto il Consiglio comunale a dichiarare il dissesto economico finanziario: l’atto
più grave per un ente pubblico.
Per il secondo anno consecutivo questo ente è stato chiamato ad approvare un bilancio consuntivo in deficit
strutturale che andava discusso – come ha anche sottolineato l’assessore al bilancio – entro il 30 aprile. Lo
scorso anno abbiamo sforato questi parametri anche (e non solo) per i debiti riconosciuti, quest’anno – invece
– anche per i debiti in corso di riconoscimento. Il dato che preoccupa di più è che sono tornati a crescere: 1
milione e 200mila euro in più solo nel 2020. È comprensibile la difficoltà di azzerarli in un esercizio ma almeno
occorre evitare che aumentino.
Nella relazione di inizio mandato del nuovo sindaco si parla già di 3 milioni e 900mila euro di debiti fuori
bilancio. Ma di questi non c’è traccia in sede di bilancio consuntivo. A mio parere, occorreva partire da questo dato per rappresentare una situazione realistica alla cittadinanza. Basta nascondere la polvere sotto il tappeto. Le situazioni si affrontano e si risolvono con le giuste idee e capacità. Ci sono sempre margini di manovra. Un invito mi sento di rivolgerlo al nuovo Collegio dei revisori dei conti per una attenta valutazione della situazione finanziaria del comune. Il loro ruolo è fondamentale in questo percorso di ricerca della verità e risanamento. In Consiglio abbiamo spesso assistito a pareri favorevoli però con delle prescrizioni molto spesso gravose. Prescrizioni che sistematicamente poi sono state disattese. L’appello che rivolgo al Collegio è che si tenga conto – in futuro – di quello che è stato prescritto e poi quello a cui si è ottemperato. Solo all’esito si potrà esprimere un parere. È fondamentale. Si deve avere il coraggio di mettere mano alle deficitarietà del bilancio comunale per risolverle una volta per tutte. Oltre ai debiti fuori bilancio ci sono poi i residui attivi. Quelle entrate accertate ma non riscosse. Sul punto è intervenuta con fermezza la Corte dei Conti sottolineando come spesso i residui attivi diventano espediente per riequilibrare i bilanci pubblici ma, di fatto, i conti non risultano in ordine. Debiti fuori bilancio e residui dovrebbero essere l’eccezione e non strumenti per l’ordinaria amministrazione. Altro dato che ci fa comprendere come occorra adottare misure maggiormente incisive è l’aumento della rata di ammortamento di oltre 200mila euro rispetto all’anno precedente. Il Comune di Paola paga circa 1milione e 400mila euro all’anno di rata per prestiti vari e anticipazioni di liquidità che si aggirano intorno ai 17 milioni. Solo l’ultima anticipazione, richiesta nel 2020, ammonta a poco meno di 5 milioni di euro. Questi sono debiti fatti per pagare altri debiti. Assurdo! Perché a Paola non si vedono 17 milioni di opere o un miglioramento generale di tutti i servizi. È tempo di trasformare le negatività in positività attraverso un’azione decisa di ristrutturazione dei conti pubblici, favorire gli investimenti in politiche del lavoro e nel commercio, pagare i creditori, ridurre il contenzioso, rimodulare i servizi per abbassare la tassazione, promuovere rinnovati modelli di turismo e diffondere la cultura quale motore per riaccendere la speranza.

Il Capogruppo consiliare della Rete dei Beni Comuni, avv. Andrea Signorelli.