PAOLA– In fisica teorica il multiverso rappresenta un’idea che postula l’esistenza contemporanea di altri universi fuori dal nostro spaziotempo, spesso denominati dimensioni parallele. Una situazione analoga al centrosinistra della città di Paola. Tanti piccoli universi in collisione tra loro, spesso incapaci di fare sintesi. Allo stesso tempo per emorragia si intende la fuoriuscita di sangue dai vasi. Più o meno la stessa che sta attanagliando il circolo di Paola del Partito Democratico del segretario Fabio Locane e del leader ex consigliere regionale, Graziano Di Natale. Probabilmente il pessimo stato di forma dei Democrat – che a Paola nonostante la flessione restano su percentuali superiori alla media regionale PD – coincide con la fragilità politica e programmatica del centrosinistra paolano, ma non è tutto. Andiamo con ordine. Il Partito Democratico paolano ha attraversato momenti migliori. La mancata rielezione alla Regione Calabria di Graziano Di Natale era stata un primo campanello di allarme. Di Natale da candidato del Partito Democratico raccolse meno preferenze nella città del Santo rispetto alla prima sortita, andata a buon fine, nell’allora gruppo di Pippo Callipo, “Io Resto in Calabria”. Uno scompenso di voti probabilmente riconducibile al mancato sostegno di Roberto Perrotta – motivo che ha fatto nascere la crisi di governo dell’allora coalizione di salute pubblica – ma la città di Paola non ha risposto comunque all’appello. La mancata candidatura a sindaco ed in prima persona dell’ex presidente facente funzione della provincia di Cosenza ha fatto il resto, complice anche la sua assenza da ruoli di giunta nella nuova era. La linea del partito democratico nelle trattative per il rinnovo del consiglio comunale è apparsa confusionaria, a tratti isterica. In pochi mesi sono stati bruciati i nominativi di Ernesto Trotta, che ha lasciato, e di Antonio Tonino Cassano, motivo per cui è salata la coalizione di centrosinistra che coinvolgeva anche la rete dei beni comuni, i riformisti e company. Gli addi di Marco Minervino, Francesca Sbano e Maria Rosaria Città hanno aperto una ferita che grondava sangue, divenuta poi quasi mortale con la rocambolesca uscita anche di Renato Vilardi ( in foto insieme al segretario regionale ed onorevole Nicola Irto) Quest’ultimo addirittura paparazzato al congresso provinciale di Forza Italia. Qualcosa nella gestione politica del gruppo non ha funzionato. Il Partito Democratico ha subito una vera e propria spoliazione di energie e risorse. Era andato via anche Francesco Sorace, ex consigliere comunale vicino al PD passato poi in Fratelli D’Italia ( a Paola si usa fare anche così ), così come Alessio Samà, all’epoca espressione dei commercianti, ma vicino a Di Natale tanto da sostenerlo alle Regionali, oggi fedelissimo del sindaco Politano. Il Partito Democratico ha dalla sua il tempo. Momenti preziosi per meditare sugli errori commessi e preparare l’ennesimo sprint finale. Ad oggi molto dipenderà anche dall’andamento della nuova era. La maggioranza spinge ormai verso il centrodestra. Di Natale aveva messo spalle al muro Politano e Company sulla sanità, ma ha poi abbassato il livello dell’opposizione. Adesso, da forza extraconsiliare deve dare di più. Non avere rappresenti nell’aula F. Lo Giudice non può rappresentare un alibi. Se ti chiami Partito Democratico, ed hai difronte una coalizione di centrodestra devi osare. Te lo impone un ragionamento politico. Il Partito Democratico però rischia di rimanere isolato, e qui entrano in scena i multiverso del centrosinistra locale. Giovanni Politano è uomo di sinistra. Pasquale Filella, assessore con delega al bilancio, ha le sue gatte da pelare, e non è tesserato con alcun partito. Marco Minervino e Maria Rosaria Città di centrodestra proprio sembrano non essere tanto che il primo avrebbe votato Partito Democratico anche alle elezioni provinciali di Cosenza. Esiste quindi un’anima di centrosinistra nella nuova era. Molto dipenderà anche da Forza Italia e dagli equilibri in maggioranza ma al momento se si parla di centrosinistra paolano non si può non menzionare quello che dirige il comune di Paola, nonostante l’alleanza con FDI che poco piace alle forze riformiste, socialiste e progressiste. Tra i più critici dell’alleanza più strana d’Italia, Alessandro Pagliaro. Giornalista, persona libera, già candidato a sindaco. Sta portando avanti una battaglia interna nel Partito Democratico. Difficile dire se avrà la meglio sui Dinataliani, anche perché il peso elettorale pende a favore di questi ultimi nonostante le vicissitudini. Nel centrosinistra c’è anche il multiverso dell’ex sindaco Roberto Perrotta. Insieme a lui Pino D’Andrea. Marianna Saragò è entrata in Azione, e non è solo un modo di dire. Ivan Ollio ha appeso il manifesto elettorale al chiodo? Forse, ma al momento è sulle posizioni di Sabrina Mannarino, consigliere regionale FDI. Sempre nel centrosinistra operano i giovani del CoLpo. Frizzanti, sprezzanti ed irriverenti della classe politica locale e dei Big. Probabilmente ancora troppo acerbi per sedere ai tavoli che contano, ma il futuro potrebbe essere dalla loro parte, anche se molto dipenderà dalle strategie locali. Pessima quella di supportare la candidatura a Sindaco di Alampi. Un flop elettorale vero e proprio. Più alla portata la possibilità di fare qualche candidatura in una lista abbordabile. Il centrosinistra al momento ha un candidato in pectore: Andrea Signorelli. Leader de “La rete dei Beni Comuni”, agisce con fare deciso e moderato. Piace e convince, ma deve ancora compiere il definitivo salto di qualità. Altri due anni di opposizione potrebbero bastare. Se Roberto Perrotta rappresentarebbe il passato, e non ce ne voglia, Signorelli può essere il futuro. Sembrano lontani i tempi della campagna elettorale del 2017. Anche i comitati popolari un tempo fustigatori di Basilio Ferrari oggi appaiono inconcludenti, passati, superati. Servirà qualcosa di più. Una coalizione di centrosinistra al momento è utopia. Più probabile l’ennesima alleanza civica. Anche questo è Paola, e mica lo diciamo solo noi.