di Francesca  Lagatta

Gira e rigira, quando si parla di sanità calabrese è impossibile non individuare sprechi o contraddizioni. L’ultimo misfatto arriva dall’ospedale di Praia a Mare, da anni al centro di una bufera mediatica. Secondo un recente documento a firma della dirigente reggente dell’Asp di Cosenza, Erminia Pellegrini, si scopre che nemmeno gli addetti ai lavori sanno con certezza se sia un Capt o un ospedale, ma che, nel dubbio, anestesisti medici costano all’ente pubblico come i colleghi che operano in un ospedale h24 e ricorrono al metodo delle prestazioni aggiuntive.

Capt o ospedale? Questo è il dilemma

Nonostante la sentenza del Consiglio di Stato (20 maggio 2014), l’annosa vicenda della riconversione dell’ospedale di Praia a Mare non può ancora considerarsi conclusa. L’ex ospedale civile, infatti, era stato riconvertito in Casa della salute (che in realtà non è mai diventata) il 1° aprile 2012 per effetto del piano di rientro sanitario regionale.

Nel frattempo si è trasformato in un Capt, un centro di assistenza primaria territoriale, che nelle sua organizzazione non prevede la rete emergenza/urgenza. Un gravissimo disservizio per un presidio di frontiera che negli anni ha provocato morti e disagi senza fine. Sulla base di ciò, tenendo conto dei Lea, i livelli essenziali di assistenza, i giudici del Consiglio di Stato hanno ordinato il parziale annullamento degli atti di riconversione, con il conseguente ripristino dei servizi offerti fino al 31 marzo 2012. Pertanto, la rete emergenza/urgenza doveva essere riattivata immediatamente e il presidio sarebbe dovuto tornare ad essere un vero e proprio ospedale. Ma tra inaugurazioni farlocche e mancate promesse della solita politica calabrese, il presidio è rimasto quello che era diventato dopo la riconversione e ad oggi non esiste un pronto soccorso, bensì un punto di primo intervento e della sala operatoria non si vede nemmeno l’ombra.

Le costosissime prestazioni aggiuntive

Affinché i medici riescano a coprire i turni di 24h, si ricorre alle prestazioni aggiuntive, la cui retribuzione avviene «in regime di libera professione intramoenia (al di fuori dell’orario di lavoro) a carico del bilancio aziendale, con un valore orario di 60 €». Di qui le legittime preoccupazioni della dottoressa Pellegrini, la quale, rivolgendosi al Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria e e al commissario ad acta alla sanità Saverio Cotticelli, evidenzia nel documento che «occorrerebbe definire in maniera inequivocabile se la struttura di Praia sia da considerarsi, secondo le vigenti normative e alla luce della sentenza del Consiglio di Stato, presidio ospedaliero o ancora Capt. Tale precisazione – specifica – riveste carattere di estrema urgenza al fine della tutela dei pazienti, degli operatori e per giustificare i costi ad oggi sostenuti per garantire i turni (h24) ricorrendo allo strumento delle prestazioni aggiuntive di medici anestesisti e medici della Mcae (Medicina e Chirurgia di accettazione ed emergenza)».