“Si sta procedendo a una sistematica distruzione della dialettica politica a cui dico no”. Questo quanto ci spiega il consigliere di minoranza, Francesco Liserre, in merito al comunicato stampa inviatoci nei giorni scorsi. Al centro la seduta del consiglio comunale tenutasi il 20 maggio, a cui il rappresentante di opposizione non ha partecipato per impegni lavorativi.
“L’ultimo civico consesso – ci ha spiegato – si è svolto in maniera quasi idilliaca, ma non è questo il punto, bensì il fatto che al termine della seduta, il Presidente del Consiglio comunale, Mariano Casella, abbia detto che anche per le prossime volte, se si manterrà questo clima di distensiva serenità, i consiglieri di opposizione avranno il diritto di illustrare le loro comunicazioni iniziali. Insomma, ciò vuol dire eliminare il dibattito, anche acceso, che è il principio cardine della democrazia”.
Come sottolineato da Liserre, per “dibattito acceso” non si intendono comportamenti non educati, violenti o istituzionalmente scorretti, ma si vuole evidenziare “l’importanza del confronto, della libertà di pensiero e di parola che in alcun modo vanno censurati o limitati”.
Il consigliere di opposizione torna anche ai fatti del 06 marzo. “Ancora oggi – ha detto – nessuno ha condannato quanto avvenuto nei miei confronti. Anzi, sono stato io a chiedere scusa alla cittadinanza di Diamante per quell’episodio grave, perché cose del genere umiliano l’aula consiliare, da me considerata il tempio della democrazia. La maggioranza, invece, si è limitata a stigmatizzare la circolazione del video, come se quanto accaduto non fosse il reale problema”.
La nota stampa di Francesco Liserre
È il surreale senso di una laconica e aberrante esortazione del Presidente del Consiglio Comunale, nel corso di una stucchevole assise consiliare, felicemente connotata da compiacenti ammiccamenti e lodevoli propositi collaborativi, durante la quale, la seconda carica istituzionale, sulla falsariga della celebre interpretazione di Alberto Sordi nel “Marchese del Grillo”, teorizzava il capolavoro giuridico-politico del “diritto condizionato”. Della serie, io, Presidente del Consiglio, vi concederò, il diritto di illustrare le iniziali comunicazioni, a condizione che ci si conformi all’attuale clima di distensiva serenità; tuttavia, toglierò il diritto di parola allorquando, qualche intemperante e indisciplinato consigliere, si abbandonerà a virulente esternazioni dialettiche – anche se sintomatiche di una legittima espressione di un pensiero democratico – rivolgendosi, in modo irriverente e nella perpetrazione del reato di lesa Maestà, magari al Segretario Comunale, allorquando, lo stesso, in una chat istituzionale si compiaceva, con un assessore, dell’assenza di un fastidioso consigliere di opposizione; ovvero, quando si sollevava l’evidente incompatibilità del medesimo Presidente del Consiglio per lite pendente, unitamente al di lui padre, contro lo stesso Comune da lui rappresentato; o, ancora, quando si rammentava il mancato rispetto di un patto elettorale, consacrato in campagna elettorale e spudoratamente rinnegato, secondo il quale, i quattro consiglieri non eletti, sarebbero entrati al posto dei quattro assessori dimissionari; o, quando, il Sindaco, nel corso del consiglio comunale del 6 marzo scorso, tentava di aggredire, unitamente ai suoi tifosi e ad un familiare dello stesso Presidente del Consiglio, un consigliere di opposizione. Una pagina, questa, tra le più squallide e tristi della nostra gloriosa storia che non ricorda precedenti, vergognosamente minimizzata, dallo stesso Presidente del Consiglio alla successiva seduta consiliare allorquando, prendendo la parola, piuttosto che stigmatizzare tali fatti di inaudita gravità, tentava una grossolana e patetica rappresentazione degli stessi, come se il problema non fosse quanto drammaticamente accaduto, bensì la divulgazione di un provvidenziale video che, inequivocabilmente, aveva acceso i riflettori, istituzionali e mediatici, su una vicenda di inusitato squallore nell’omertosa compiacenza di chi, dopo aver profanato la sacralità di quel contesto istituzionale, dovrebbe avvertire il dovere morale e politico di condannare, incondizionatamente, con la forza della legge, la legge della brutale forza dell’acrimonia e dell’abnorme protervia che hanno, inesorabilmente, determinato l’attuale scempio democratico.
Pertanto, sia ben chiaro, cari consiglieri: se vi comporterete bene, vi darò la caramellina e vi farò parlare; diversamente, se sarete indisciplinati, vi bacchetterò togliendovi il diritto di parola.
Questa, è la nostra democrazia e, tutti noi, ne siamo felici e contenti!
E, allora, cari concittadini, signor Prefetto (già destinatario di reiterate e motivate doglianze), istituzioni tutte, si dia un segnale di dignità e di coerenza affinché si riscattino, con orgoglio e fierezza, gli ineludibili valori fondanti della democrazia, della civiltà e della legalità. Si dia concretezza ai due bellissimi figli della speranza, di cui parlava Sant’Agostino, tanto caro al nostro nuovo Pontefice: lo sdegno per la realtà delle cose e il coraggio di cambiarle, affinché, non prevalga, su di essi, quel cugino malato dell’indifferenza che è il peggior atteggiamento dell’uomo pavido e servile.