La corruzione dilaga in tutta la Calabria ma quanto sta accadendo nei centri del Tirreno cosentino va oltre ogni previsione. Da quando si è insediato a capo della procura di Paola, il magistrato Pierpaolo Bruni, proveniente dalla Dda di Catanzaro e quindi già molto informato sulla marea di reati che si commettono nelle pubbliche amministrazioni, ha portato a termine un numero impressionante di operazioni contro i sindaci di questo singolare Tirreno corrotto. Sono addirittura otto le amministrazioni sotto inchiesta: Amantea, Guardia Piemontese, Acquappesa, Aieta, Buonvicino, Fuscaldo, Maierà e Belvedere. E non è ancora finita…

AMANTEA: LA RUPA, SOCIEVOLE E L’ASSESSORE PATI 

Emma Pati

In rigoroso ordine cronologico, Bruni ha “aggredito” il malaffare e la corruzione di Amantea con due operazioni. Nella prima ha perseguito il “solito” Franco La Rupa e il consigliere di maggioranza Socievole, nella seconda ha scoperchiato un altro pentolone di corruzione arrestando l’assessore Emma Pati e rivelando il malaffare di una serie di appalti che coinvolgevano addirittura il comandante dei vigili urbani Emilio Caruso e i suoi complici. Si trattava dell’operazione“Multiservizi”, che ha ridotto ancora di più ai minimi termini l’amministrazione guidata dal sindaco Mario Pizzino, espressione dello stesso La Rupa e della terribile Madame Fifì, rimasta ancora in sella ma “sputtanata” fino al midollo e additata un po’ da tutti come ricettacolo di corruzione. Con la speranza che i cittadini di Amantea abbiano finalmente capito che non devono più votare questa gentaglia.

AIETA, BUONVICINO E IL “SISTEMA ARTEMISIA”

Bruni ha poi fatto luce sul “sistema” che coinvolgeva le amministrazioni dell’Alto Tirreno arrestando il sindaco di Aieta Gennaro Marsiglia e indagando quello di Buonvicino Ciriaco Biondi, impelagati fino al collo in un intreccio di affari illeciti all’interno dell’operazione “Appalto amico”. Il sindaco di Aieta, Gennaro Marsiglia, è stato arrestato, in particolare, con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta. Sono stati arrestati anche Andrea Biondi, rappresentante di una cooperativa impegnata nella fornitura di servizi per l’ente comunale, e la moglie del sindaco di Aieta, Chiara Benvenuto, vicepresidente e dipendente di un’altra società cooperativa fornitrice, posta ai domiciliari. Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Paola ha condannato Marsiglia a quattro anni di reclusione nello scorso mese di dicembre. La sentenza ha avvalorato pienamente l’impianto accusatorio messo insieme dalla procura di Paola insieme alla Guardia di Finanza di Scalea su casi di corruzione e turbativa d’asta messi in atto da Marsiglia in concorso con la moglie, Chiara Benvenuto e con l’imprenditore Andrea Biondi.

Gennaro Marsiglia

Gennaro Marsiglia (responsabile del servizio amministrativo già dall’anno 2004 nel comune di Buonvicino)  nello svolgimento delle sue funzioni pubbliche assegnava mediante affidamento diretto alla Cooperativa sociale di tipo b denominata  “Artemisia” con sede in Buonvicino, lavori per servizi pubblici (servizio di raccolta RSU e differenziata/ingombranti) per un corrispettivo complessivo pari ad Euro 213,162,71 oltre Iva, senza ricorrere alla prescritta gara d’appalto a procedura aperta violando quanto sancito dall’art. 125 del Dg.Lgs 163/2006 che prevede l’obbligo delle gare d’appalto per opere e servizi per un importo superiore a Euro 200.000,00. Per la cronaca la rappresentante legale della Artemisia era Benvenuto Chiara, moglie del sindaco Gennaro Marsiglia. Con Marsiglia, ecco cadere nella rete l’ex sindaco di Buonvicino Giuseppe Greco (sindaco dal 2004 al 2014) l’assessore Marra Ciriaco, il vicesindaco Francesco Biondi, l’assessore Ernesto Astorino; l’attuale sindaco di Buonvicino Ciriaco Biondi e l’attuale vicesindaco De Lio Ciriaco.

GUARDIA PIEMONTESE E ACQUAPPESA: ALLOGGI POPOLARI E PUBBLICITA’ MAFIOSA

Poi è arrivato il turno del sindaco di Guardia Piemontese, Vincenzo Rocchetti, arrestato con le accuse di peculato, falsità materiale e ideologica, abuso d’ufficio e favoreggiamento personale in una vicenda di assegnazione indebita di alloggi di edilizia popolare confluita nell’operazione denominata “Domus”. In particolare il sindaco di Guardia Piemontese Vincenzo Rocchetti ed un funzionario di sua fiducia si sono resi responsabili, tra l’altro, di condotte di falso strumentali all’assegnazione indebita di alloggi popolari. Essi inoltre, attingevano a risorse pubbliche appostate alla voce di bilancio dell’Ente destinata a “Spese per opere pubbliche finanziate dalle concessioni edilizie” per pagare la bonifica di locali comunali che erano oggetto di intercettazioni ambientali disposte dalla Procura della Repubblica di Paola. Sì, perché Vincenzo Rocchetti, insieme al sindaco di Acquappesa Giorgio Maritato e ad assessori e funzionari dei due comuni, era stato indagato già in precedenza in un’altra ’inchiesta della Procura di Paola che aveva portato al sequestro preventivo di 12 maxi pannelli pubblicitari con contestuale notifica di avviso di garanzia. I reati ipotizzati sono turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, depistaggio, abuso d’ufficio, rifiuto di atti d’ufficio, falsità ideologica. Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri di Guardia Piemontese e della Compagnia di Paola, la gestione del servizio pubblicitario sarebbe stata affidata in violazione del Codice degli appalti pubblici. In particolare sarebbero state favorite, con affidamenti diretti, società prive dei requisiti e riconducibili a soggetti pregiudicati e/o sorvegliati speciali legati alla cosca Muto. I comuni, inoltre, non percepivano canone e non avrebbero abbattuto i cartelloni nonostante un provvedimento dell’Anas.

Rocchetti, dunque, è indagato ed è attenzionato dalla procura, che lo intercetta. Lui se ne accorge e senza battere ciglio fa bonificare gli uffici dalle cimici, utilizzando risorse pubbliche appostate alla voce di bilancio dell’Ente destinata a “Spese per opere pubbliche finanziate dalle concessioni edilizie”. Evidentemente temeva le inchieste. Due indagini parallele quelle svolte dalla Finanza, dal comandante Paolo Marzano e dai carabinieri guidati da Antonio Villano. Entrambe portano la firma del sostituto procuratore Anna Chiara Fasano. E’ del tutto evidente che, nel corso delle indagini, non sarà sfuggita la contiguità di Agostino Iacovo al clan Muto, già affiorata nell’inchiesta Plinius. A questo punto, Iacovo è con le spalle al muro. Anche perché non gli sarà facile dimostrare la sua estraneità a certe logiche che nel territorio sono regole ferree fin dalla notte dei tempi. Ben difficilmente un “cane sciolto” avrebbe avuto la possibilità di movimentare affari – come ha fatto Iacovo – per oltre 3 milioni di euro senza colpo ferire e senza dare spiegazioni.

Iacovo agiva in tandem con il colosso della pubblicità calabrese Pubbliemme e le sue società scatole cinesi intervenivano in quei Comuni, tipo Cosenza, dove il patron Maduli, causa morosità, non poteva chiedere spazi. Ci sono regolari fatture che coinvolgono Publidei e che sono state pagate a Iacovo dall’organizzazione di Lucio Presta, nel periodo in cui aveva ufficializzato la sua candidatura a sindaco di Cosenza. E non è un mistero che la pianificazione pubblicitaria di quella campagna elettorale del Pd era stata affidata a Maduli e alla Pubbliemme.

FUSCALDO: AFFARI PER DEPURAZIONE E RIFIUTI

Il sindaco Eamundo e Oliveroio

E non è finita qui. Successivamente, è esploso il gran casino di Fuscaldo con l’arresto del sindaco Gianfranco Ramundo, del suo vice Paolo Cavaliere, dell’assessore Fuscaldo e del mago “Merlino” che ha dato il nome all’operazione, vale a dire il dirigente Michele Fernandez. Avevano messo in piedi un sistema di appalti truccati che andavano sempre e comunque ad un gruppo di ditte amiche tra affidamenti diretti e gare tragicomiche nel settore della depurazione e dei rifiuti. Un giro vorticoso di denaro e favori.

MAIERA’: AFFARI IN FAMIGLIA

A Maierà, il procuratore Bruni ha beccato con le mani nella marmellata il sindaco Giacomo De Marco e suo figlio Gino con la recentissima operazione “Affari in famiglia”, che delinea un quadro indiziario particolarmente grave in ordine a condotte di bancarotta fraudolenta ed autoriciclaggio. Le attività investigative, concentrate sul fallimento di una società riconducibile al sindaco Giacomo De Marco, sono state condotte attraverso una meticolosa attività di analisi dei bilanci, della documentazione contabile e bancaria ed hanno fatto emergere numerose condotte dolosamente distrattive dei beni aziendali e finalizzate a danneggiare i creditori, tra cui l’Erario ed una società in house della Regione Calabria, la Fincalabra.La condotta che maggiormente descrive la gravità dei comportamenti fraudolenti posti in essere ha riguardato la sottoscrizione di un contratto di affitto di ramo d’azienda tra la società fallita ed un’altra società amministrata dal figlio del sindaco (ma, di fatto, amministrata da quest’ultimo) il cui scopo è stato quello di svuotare la società fallita in danno dei creditori. Il ramo d’azienda, locato per soli € 1.200 all’anno, comprendeva importanti voci del patrimonio sociale, comprese le attestazioni S.O.A. (necessarie per partecipare a gare d’appalto) ed ha consentito alla società del figlio del sindaco di aggiudicarsi numerosi appalti pubblici per importi prossimi a vari milioni di euro. Ed è stata proprio l’aggiudicazione di questi appalti ad aver aggravato il quadro accusatorio, costituendo, l’impiego in attività imprenditoriale di beni di origine illecita, un’ipotesi di autoriciclaggio.

BELVEDERE: INDAGATO GRANATA 

Infine, proprio ieri il blitz della Finanza nel Comune di Belvedere Marittimo che ha portato all’emissione di un avviso di garanzia con l’accusa di corruzione nei confronti del sindaco Enrico Granata, di un consigliere di maggioranza e di due funzionari comunali, che portano a otto le amministrazioni del Tirreno finite nel mirino di una procura che lavora sodo e senza chiacchiere, ovvero quella di Paola.

Fonte Iacchitè, che ringraziamo