A Cosenza, come tutti sapete, nulla è come appare. Ieri sera, Raffaele Mauro, alias Faccia di Plastica, direttore generale dell’Asp di Cosenza nonostante abbia vinto una causa di servizio per “depressione cronica”, uno dei peggiori elementi della cricca di corruzione e malaffare che sguazza in Calabria, ha chiamato i suoi compari dei media di regime ed ha annunciato le sue dimissioni.

 

 

Ora, non stiamo qui a ripetervi le cazzate che ha dettato a questi giornalisti senza spina dorsale, ma siamo qui con voi ad interpretare questa mossa che certamente gli è stata suggerita dai suoi “padroni” e dai suoi “padrini”, che come tutti sapete sono Madame Fifì, al secolo Enza Bruno Bossio e Palla Palla, al secolo Mario Oliverio con la benedizione del Cinghiale.

In questi tre anni – tanti ne sono passati da quando Mauro il depresso si è insediato – tutto è rimasto tale e quale com’era prima, quando al posto di Faccia di Plastica c’erano altri due soggetti al soldo del potere: Gianfranco Scarpelli e Gianfranco Filippelli. I tanti dirigenti e i molti dipendenti seri e preparati della sanità cosentina, unitamente ai molti cittadini onesti della provincia, hanno atteso inutilmente una ventata di cambiamento che segnasse un profondo solco di discontinuità dalla pessima gestione del salumiere di piazza Riforma e di quella dell’oncologo “mister 100 euro a nero” a visita.

In sostanza, ci chiedevamo all’epoca se Mauro potesse essere capace di rivendicare quella necessaria autonomia gestionale, propria di un direttore generale, per risolvere le molte questioni illegali che da anni denunciamo.

Ovvero: Mauro sarebbe stato in grado di risolvere la questione Magnelli? Come pure la pelosa questione Sosto? O quella del dottore Borselli? Sarebbe stato in grado di mettere in riga la pletora di dipendenti di via Alimena che sono lì solo per curare i propri interessi personali dopo aver garantito quelli del Cinghiale?

Ci chiedevamo quale sarebbe stato l’atteggiamento di Mauro davanti a tutti quei privilegi che quotidianamente si consumano fra le mura dell’ex Inam e la risposta la conoscete già: un disastro. Mauro è stato ed è uno zerbino perfetto! E ci ha messo il suo, curando anche lui i suoi orticelli personali e piazzando la compagna e un bel gruppetto di fedelissimi nei posti più importanti della sanità cosentina. Con tanto di spreco assoluto di denaro pubblico in incarichi legali e altre cosette del genere.

I nostri dubbi, del resto, trovavano fondamento nei metodi e nei modi con i quali il direttore generale era stato individuato e selezionato. Ad appena due mesi da quella ridicola causa di servizio con la quale un giudice (il cui marito attendeva privilegi dallo stesso nuovo direttore!!!) gli riconosceva lo status di “depresso cronico”. Una situazione grottesca e paradossale che ha fatto ridere tutta l’Italia approdando finanche sulle pagine del Corriere della Sera.

Invero, la sua nomina già allora, tre anni fa, come oggi, sembrava un pannicello caldo, una minestra riscaldata o peggio il risultato di una alchimia incappucciata figlia di un compromesso di una certa classe politica oggi molto influenzata dai gruppi di potere dei clubs altolocati più noti come massoneria.

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Pertanto la scelta praticata non era e non è altro che il riproporsi di un metodo già altre volte sperimentato. Una scelta non certamente generata da uno slancio di altruismo a buon mercato, come avrebbe lasciato pensare la decisione di preferire un dirigente interno, bensì maturata sull’asse trasversale Palla Palla-Cinghiali-Madame Fifì che, dopo aver disegnato l’identikit del direttore generale con il filo a piombo e il regolo, si orientano verso le indicazioni provenienti dall’occhio divino.

Ora, per tornare a bomba al presente, a Mauro (che di sua iniziativa non può andare neanche a pisciare) è stato ordinato di rassegnare le dimissioni, per verificare quale sarà la risposta del commissario Cotticelli (il generale dei carabinieri messo al vertice della sanità dai grillini) e dei nuovi inquilini del casino sanità calabrese. Una mossa patetica, che non incanta nessuno. A parte i lecchini dei media di regime. Ai grillini invece toccherà dimostrare che hanno gli attributi per governare la patata bollente della sanità e lo vedremo subito, dal nome che verrà proposto per superare finalmente la sanità depressa e incappucciata di Cosenza e provincia.

Di Iacchitè.com