Di Saverio Di Giorno

Momenti importanti e non importanti. Dov’è la realtà? Cosa è reale e cosa no sarà solo la storia a deciderlo, a seconda di dove deciderà di passare. Passerà per le piazze delle sardine? O per gli uffici calabresi? Compito di un cronista è provare a indovinarlo, dando il giusto peso agli eventi. Essere un cronista meridionale è però come avere un handicap: ogni distanza e ogni tempo va ricalibrato. E Salvini da qua non è odio, non solo.
Le sardine funzionano bene perché usano i media bene come Salvini. E lo dicono loro stessi. Sono fatte per essere fotografate e nell’era di Instagram funziona maledettamente bene. Esisti solo se ti vedi. Virginia Raggi ha pubblicato un video dove si vede Salvini fare una diretta Facebook e lo si vede in tutta la sua verve, poi, messo via il telefono sparisce quasi tra la folla. Il Salvini-personaggio è irreale. Irreale è l’odio sui social: chiunque sia stato intervistato ha poi chiesto scusa e non si è riconosciuto in se stesso.
Le piazze bolognesi parlano, e tanto, calabrese, napoletano, siciliano. Eppure, questo fenomeno è partito in Emilia e non in Calabria dove c’è pure una campagna elettorale aperta. In Calabria ci sono dei movimenti, ma di altra natura, fatti di stanchezza e rabbia. Dal sud, quello che si percepisce non è odio ma diffidenza. Paura di essere fottuti, che sia un immigrato o un politico: rubano entrambi. Questa è reale, si percepisce il peso asfissiante. Ecco perché dal sud non sarebbe mai potuto partire un tale movimento.
A ben vedere al sud Salvini non è mai andato nelle periferie, non ha rimpiazzato una sede del PD in una periferia. Non ci sono mai stati sedi di nessun dei due, anzi le sedi della lega al sud sono più o meno anonimi, uffici notarili o di avvocati. Salvini al sud è un insieme di accordi più o meno taciti con chi davvero governa le periferie e con pezzi di estrema destra. Non c’è nessuna piazza da riempire per contrastare quelle di Salvini, perché al sud quando viene preferisce riempire i teatri, le sale conferenza degli alberghi e le riunioni nelle prefetture. Per capire chi c’è e chi non c’è nelle prime file: non c’è Occhiuto, ma ci sono i Bellocco.
Il potere costruito da Salvini al sud si basa su scambi. Ecco perché appare inutile contrastarlo sulle piazze, con l’odio. Inutile e necessario. Dal sud si vedono le sottane dei re e Salvini non è fatto solo di odio. È fatto di una conoscenza del territorio e dei nomi tentacolare che non può avere se non per interposta persona, se non facendo riferimento ai ras dei vari luoghi. Salvini è fatto di un insieme di informazioni sulle persone, sulle indagini, sui tempi che implicano conoscenze.
Sembra di scrivere davvero di altri luoghi e altri tempi. Da altri tempi e luoghi. Eppure, finora, qualsiasi potere che abbia voluto davvero radicarsi è dovuto scendere a patti qua al sud. Forse si può vincere, ma non si resta se non con i voti del sud. Con i soldi del sud. E qualsiasi potere è morto quando è morto al sud. Bisogna scendere a patti con i mostri degli inferi, decidergli cosa dargli in pasto. La forza e la natura di qualsiasi narrazione si mostra qual è al sud perché la civiltà, di qualsiasi tipo, parte dalle sue periferie.
Nei fondali del tempo restano solo quelle cose che hanno il peso-specifico giusto per restare e forse nelle piazze bolognesi manca il peso del disagio, non si sente il rumore dei denti che stridono. E non perché quei giovani non vivano i disagi. Quei macigni ti ancorano dentro casa e restano là dentro quando dalla Calabria si parte per andare a studiare e manifestare a Bologna.
Anche se Salvini perderà e le sardine vinceranno, avrà senso esser rimasti solitari a scriverne perché non si sarà mai liberi da questo tipo di potere, resteranno righe e articoli da giustificare, corpi sui quali fare luce (quelli che hanno ricominciato a sanguinare con l’approssimarsi del voto) e segreti da tirar fuori, altrimenti saranno sempre pronti ad essere riutilizzati da chiunque.