Di Saverio Di Giorno

E se non fosse solo politico il terremoto scatenato dalla discesa della Lega in Calabria? Quando nel giugno di questa estate sulla Stampa usciva un lungo reportage a firma di Domenico Quirico dal titolo “Mattoni e rubli. La svolta sovranista della ‘ndrangheta porta in Russia” ancora dovevano accadere molti fatti. Quel filo che si provava a seguire era sottile.
In questi mesi gli indizi si sono moltiplicati. È innegabile che tra le ‘ndrine qualcosa si sia mosso e la tensione dei territori sia aumentata. Quel che è più difficile capire è il motivo. L’ipotesi più probabile è che i vecchi referenti politici non siano più affidabili e qualche capo ‘ndrina si senta meno protetto. Provocatoriamente, si è azzardata l’ipotesi di una guerra di ‘ndrangheta perché tra dissesti e indagini stava (sta ancora?) venendo giù il “sistema tirreno”. Ora, anche un giornalista di razza e di esperienza come Arcangelo Badolati scrive sulla retata che ha decapitato i clan nel cosentino e lega tutto ai ritrovamenti di armi che si sono susseguiti in questi mesi.
E sono proprio queste che legano la Russia alla Calabria. La Jugoslavia prima e la Russia ora è un mercato di armi incredibilmente grande come ogni luogo di tensione. In un clan le armi servono anche quando non c’è tensione perché ne indicano il prestigio, la forza. Nei mercati internazionali (quelli medio orientali) sono merce di scambio. Il susseguirsi di scoperte di arsenali –non solo nel cosentino- senza arresti fa emergere qualche dubbio, smentito, sul fatto che ci sia qualche pentito dietro, ma questo nel reportage ancora non poteva comparire.
Ad ogni modo se squilibri ci sono e le armi aumentano significa avere canali pronti. Significa poter passare le frontiere senza controlli ed ecco che la Lega torna utile. Sia ‘ndrangheta che Lega hanno interessi sotto gli Urali. Non è però il partito di Salvini in sé interessante, ma il suo appoggio sotterraneo a movimenti di estrema destra che vanno ad addestrarsi nel Donbass.
Russia e Lega hanno invece interessi in Calabria. Nel reportage si raccontava di industriali russi che con la Lega erano presenti ai comizi di Salvini ed è proprio questo il dubbio. Per fare affari, per vincere ci vogliono esponenti politici affidabili e quelli passati si sono dimostrati o bruciati o inaffidabili. E infatti sono stati abbandonati e chissà forse anche venduti dai loro stessi sodali. Con loro ovviamente qualche giudice che li copriva. È possibile forse che il “dialogo” interno ai partiti sia anche interno alle cosche. Le guerre, di qualsiasi natura siano, fanno sempre bene ai “sodali” che devono combattere perché aiutano ad emergere.
Questa estate altri sequestri. È recente la scoperta di una rete neonazista coordinata da un ex collaboratore di giustizia affiliato alla ‘ndrangheta. I movimenti sembrano avere una grandissima disponibilità di armi, ma scarsa di denari che invece ha la ‘ndrangheta. Le vicinanze di quest’ultima alla destra eversiva sono storiche e si rinsaldano negli stadi. Per far passare armi servono conoscenze alle frontiere, parti di Stato che non funzionano. Interessi che si incontrano, insomma, e forse favori che si scambiano. Questa estate è evaso dal carcere uruguayano in cui era chiuso il “boss dei due mondi” Rocco Morabito. Alla sua evasione, ha avuto un ruolo un cittadino russo non ben identificato; per la fuga l’uomo avrebbe usufruito di un ristorante frequentato, secondo un ex cuoco, da persone che si presentavano come parte dell’ambasciata russa. Anche questo nel reportage non poteva comparire ancora.
Di certo la Russia è molto più vicina di quel che sembra, anzi sempre più da quando è stato inaugurato il nuovo collegamento diretto Lamezia – Mosca. C’è questa strana immigrazione che da nord va verso sud di capitali, mentre purtroppo i giovani, quelli continuano ad andare da sud a nord.